Il Nobel per la Letteratura nell’anno 2023, il norvegese Jon Fosse, drammaturgo e scrittore, sarebbe stato a genio giusto un secolo fa a Venanzio della Vergiliana, poeta e saggista, giornalista e critico d’arte.
Figlio cadetto del duca Rodolfo Varano, giovanissimo si laureò a Bologna in Storia dell’arte: ma prima ancora nel 1923 aveva pubblicato per i tipi di Vallecchi La Valle Santa – Rieti, incoraggiato da Johannes Joergensen, cultore di studi francescani stabilitosi ad Assisi nel 1913.
Proprio dalla collaborazione con lo scrittore danese derivò nel 1930 un reportage di viaggio in Scandinavia, edito dalla Bibliotheca di Domenico Petrini.
Il saggio Svezia e svedesi, basatosi dall’esperienza di viaggio attraverso la pagina limpida e appassionata, non era stato concepito sulla falsariga delle pubblicazioni di viaggio, di saggi e corrispondenze di famosi giornalisti come Orio Vergani e Virginio Lilli: per il giovane letterato, le descrizioni paesaggistiche sono il presupposto per un’introspezione complessa distillando i tratti salienti della letteratura europea fra gli ultimi decenni del XIX ed i primi del XX secolo.
Dal 1928 al 1930, collaboratore con Giovanni Papini alla traduzione in italiano di alcuni testi di Johannes Joergensen, Venanzio Varano compì numerosi viaggi in Danimarca, Norvegia, Svezia maturando il progetto di tracciare in un’opera complessiva la storia della letteratura scandinava. L’ambizioso saggio, inedito presso la biblioteca Valentiniana di Camerino per volontà testamentaria, ebbe il titolo “Anime del Nord” secondo la poetica di ogni singolo autore presentato, da Sigrid Undset a Sophus Claussen, da Werner von Heidenstam a Siegried Siwertz, da Erik Axel Karlfeldt ad Hans Hartvig Seedorf, conosciuto nella propria casa, insieme con gli amici.
In questo modo l’approccio descrittivo apparentemente cronachistico e superficiale rivelava l’attenzione e la cognizione metodologica, la finissima psicologia dell’indole di uomini e donne tra i più famosi scrittori scandinavi.
Venanzio Varano fu così raffinato interlocutore, poeta tra i poeti, sensibile e brillante letterato in un mondo che presto la seconda guerra mondiale avrebbe travolto.
Poco più che quarantenne, nel 1940 Venanzio Varano della Vergiliana si sarebbe spento dopo una lunga agonia.
Johannes Joegensen, ormai anziano e disincantato, si sarebbe ritirato a Svendborg indirizzando alla madre Maria Napoleoni Varano una commossa lettera di condoglianze: il mondo intessuto di valori quintessenza della Scandinavia ormai non era più.
Benché quanto sia angosciante questo primo quarto del XXI secolo, il Nobel Jon Fosse sta diffondendo il suo messaggio attraverso molteplici lingue: siamo certi che Venanzio Varano lo apprezzerebbe ancora.
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