Fin dal XIII secoli, i francescani del convento reatino promossero la devozione per Sant’Antonio di Padova, il santo portoghese appartenuto all’Ordine di Sant’Agostino che, affascinato dal messaggio di San Francesco conosciuto nel 1221 ad Assisi durante il Capitolo delle stuoie aveva aderito alla sua famiglia religiosa fino a diventare uno dei più fidati collaboratori.
Per secolare tradizione, alla vigilia della festa del Santo, i colpi scuri e le campane della chiesa di San Francesco annunciano l’esposizione della statua di Sant’Antonio che viene portata in processione lungo le vie della città l’ultima domenica del mese: è la processione dei ceri, portati dai fedeli ed in particolare dalle donne vestite di nero, che si conclude a notte fonda con una batteria di fuochi d’artificio. La statua viene portata a spalla dalle squadre formate ciascuna da 16 portatori appartenenti alla Pia Unione ricostituitasi nel 1812, dopo che nel 1739 la confraternita di Sant’Antonio era stata sciolta.
Nel medioevo, sfilavano lungo l’itinerario processionale anche i buoi da lavoro, cavalcati senza sella da giovani contadini. Quando la statua rientrava in chiesa, anche i buoi erano ammessi al suo seguito: se sporcavano il lastricato con i loro escrementi, questo era considerato un buon auspicio per il raccolto dell’anno.
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