La Chiesa Arcipretale – storicamente nota come Collegiata di San Michele Arcangelo in Contigliano, è stata edificata per volere della Comunità locale e del suo Consiglio Comunale tra il 1689 e il 1777. Progettista dell’opera fu l’architetto romano Giovanni Antonio de’ Rossi – che “lavorò quasi esclusivamente a Roma, divenendo tramite importante per il passaggio stilistico al tardo Barocco e al primo Settecento. Giovandosi di motivi rinascimentali e guardando al Cortona e al Borromini, … [semplificando] la complessità volumetrica e l’articolazione spaziale barocca”
(fonte: Treccani).
Il complesso monumentale di San Michele Arcangelo – di straordinaria dimensione, rispetto all’insediamento abitato ove si colloca; “Chiesa di Popolo”, interamente finanziato dal piccolo Comune, sorge in luogo dell’antica “Ecclesia Sancti Michaelis in Quinto” – documentata fin dal XII secolo.
Per edificarlo, fu necessario costruire un grande bastione d’appoggio, in ampliamento a sud-ovest della pre-esistente cinta muraria dell’abitato; di qui si articola in altezza in tre sezioni: i sepolcri, nel sotterraneo corrispondente al bastione predetto; la Cripta o Chiesa inferiore, con ingresso esterno alla Porta de’ Santi – formante accesso primario al borgo; la Chiesa superiore, con il corredo dei vasti e articolati dei vani e corpi di fabbrica accessori.
Nella fase coincidente con la consacrazione dell’edificio – nell’anno 1747, la Chiesa superiore fu dotata de “L’organo monumentale, la cui mostra di 12 piedi rimane unica nella provincia reatina, … [fu] costruito nel 1747 da Adriano Fedeli, anche per merito del mecenatismo operato dalla nobile famiglia dei Varano …
“La cassa è assolutamente imponente, realizzata in noce, caratterizzata dalle grandi colonne classiche a lato della mostra ad ali divergenti e cuspide centrale (stessa foggia userà Fedeli per la mostra dell’organo in Santa Chiara in Rieti) e irta di volute, a legno naturale. Quasi duole che una cassa di volume tale racchiuda uno strumento di medie dimensioni; probabilmente la disponibilità economica all’epoca ha consentito questa disposizione, tuttavia abbastanza ricca di strumenti di concerto, ma priva di registri ad ancia. Lo strumento è basato infatti sul Principale di 16 piedi (reale di 12′ in facciata, e si estende fino alla XXXVI; Cornetta, Flauti 8′, 4′ e in XVII completano la consueta disposizione dell’epoca. Sono presenti accessori come il Tiratutti a pedale, l’Uccelliera e 3 Zampogne pastorali.
“La tastiera, di grande estensione (Do1 – Do6) ha 57 tasti e la prima ottava scavezza, è in avorio finemente lavorata con chioccioline e intarsi sui tasti cromatici, ornata da modiglioni, di foggia tipica della famiglia camerte.
“La disposizione fonica dei tiranti è ordinata in 2 colonne alla destra della consolle (eccetto 2 pomelli di accessori posti a sinistra) a finestra con tiranti in ferro e pomelli in ottone tornito, è disposta come da originale”
(Fonte: Organo San Domenico).
Si dettaglia ulteriormente, da altra fonte: “Organo a trentuno canne su cantoria in legno scolpito; è inserito in un prospetto architettonico a colonne e lesene sorreggenti una trabeazione spezzata, recante ricca grata lignea con stemma.
“Da documenti pubblicati dal Verani si apprende che nel 1747 Adriano e Ranuzio Fedeli lavoravano all’organo mentre nel 1749 erano allogati a Venanzio di Nanzio da Pescocostanzo i lavori per l’alzata e per la cantoria. Oggetto di elevata qualità artigianale, la cui decorazione a motivi vegetali e floreali diventa una elegante trama di racemi, culminante nello stemma di Contigliano. L’organo, per la particolare meccanica che lo contraddistingue, costituisce un raro e notevole strumento musicale che non trova facili confronti in tutta la regione”.
(fonte: scheda della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio – codice identificativo SBAS RM 24622 – compilata nell’anno 1972).
La composizione d’insieme – dovuta dunque al Di Nanzio per la cassa lignea e l’impianto architettonico ligneo, e ai Fedeli per lo strumento musicale, – è effettivamente imponente, e resa austera e solenne dal legno naturale di tono noce-scuro, risaltante sulle canne argentee e i tessuti rosso-cupo retrostanti.
Il tutto è eretto a grande altezza, senza soluzione di continuità, sul sistema d’ingresso interno all’aula ecclesiale; su apposita balconata a sbalzo, potentemente organizzata, dominante l’intera contro-facciata della Chiesa.
Un monumento dentro al monumento, testimoniante (fra l’altro) l’elevata cultura e sensibilità musicale della Comunità committente: ove sin dalla metà del XVII secolo è attestata la ininterrotta esistenza di una scuola di musica sovvenzionata dal Comune e aperta a tutti; corredante la scuola pubblica, anch’essa finanziata e condotta dal Comune, almeno dal XV secolo.
Buona visione di quest’opera d’arte di singolare importanza; e buon ascolto.
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