La patata turchesa deve il suo nome al colore della buccia oppure, più probabilmente, all’origine straniera (turchesa, turca). Si tratta di un tubero tipico della Sabina che, fino a due decenni fa, sopravviveva solo nei ricordi degli anziani. Nel 2002 poi fu avviato un progetto di recupero: i 33 tuberi sopravvissuti, grazie alla scienza, sono stati moltiplicati in laboratorio, ottenendo 10.000 mini patate da piantare.
La Turchesa viene coltivata a più di 1000 metri di altitudine nei territori del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in campi esposti al vento che rendono più difficile l’attacco dei parassiti e si raccoglie tra settembre e ottobre Il prodotto finale è inconfondibile: la buccia esterna è caratterizzata dal colore viola, mentre la pasta interna è bianca.
In cucina il metodo di cottura che valorizza di più la Turchesa è senza dubbio quello lento sotto la brace, ma la sua consistenza la rende adatta a ogni cottura. Comunque, qualunque metodo decidiate di adottare, vi consigliamo di farlo sempre mantenendo la buccia, dove si concentra la maggior parte delle sostanze nutritive.
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