Il Monte Terminillo è la montagna più alta dei Monti Reatini, e si può ammirare guardando al nord da molti punti panoramici della capitale, quali il belvedere del Gianicolo. È conosciuta come la montagna di Roma, appellativo risalente all’inizio del Novecento quando iniziarono i primi insediamenti di tipo sportivo sulle sue cime.
Ha 6 cime che superano i 2.000 metri di altezza e quelle che ne disegnano lo skyline sono: il Terminillo (2.217 metri slm), la Cresta Sassatelli (2.139 metri slm), il Terminilletto (2,140 metri slm) ed il Terminilluccio ( 1.854 metri slm). Sulle sue pendici crescono foreste di faggi fino a circa 1700 metri di altezza, alcuni centenari, il resto è brullo coperto di pascoli estivi o di neve in inverno, oppure roccioso come nel caso di Sassatelli e delle sue morene su tutti e due i versanti.

La montagna ha una natura carsica e le nevi e le piogge alimentano fiumi sotterranei che in gran parte confluiscono alle sorgenti del Peschiera poste nella valle del Velino ad est del complesso montuoso. Proprio l’acqua del Peschiera insieme a quella delle Capore, altra sorgente sempre in provincia di Rieti, copre l’80% del fabbisogno di acqua degli abitanti di Roma. Nella capitale non molti sono a conoscenza che da quelle vette che si ammirano all’orizzonte nord della città arriva l’acqua potabile che rende Roma l’unica capitale al mondo dove si beve in gran parte acqua sorgiva.

Questa montagna è stata fino all’unità d’Italia quasi tutta ricompresa nel Regno di Napoli, solo la parte delle pendici a sud ovest erano nello Stato della Chiesa. I confini hanno limitato gli spostamenti dei suoi pochi abitanti, facendo sì che rimanessero per secoli isolati nella zona montuosa, esercitando quei mestieri montani tipici di epoche ormai passate quali: boscaioli, carbonari, pastori e cavatori di neve. I prodotti della montagna arrivavano a Roma fin da epoca romana. La neve, conservata nelle neviere alle pendici di Sassatelli, veniva trasportata a dorso di mulo, in bigonce dove venivano alternati strati di neve e ghiaccio a paglia e fieno. I carbonai producevano in montagna la carbonella, in una zona che porta ancora il nome di Carbonaie; la carbonella veniva prodotta bruciando in maniera anaerobica fascine e piccoli rami posti a cumulo e coperti da terriccio, il suo uso più comune era quello per le cucine domestiche. I pastori infine, seguendo l’uso della transumanza, portavano in estate le greggi sul Terminillo dalla campagna romana, dove svernavano. Tutto questo mondo arcaico si è velocemente dissolto quando il Terminillo è diventato una stazione sciistica, trasformando gli abitanti in camerieri, cuochi, maestri di sci, guide alpine o albergatori. Questo cambiamento ha portato ricchezza alle popolazioni locali ma ha fatto scomparire vecchie tradizioni pastorali.
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