Dopo la bonifica romana, la Conca reatina venne sottoposta alla Centuriazione, una suddivisione in lotti
dei terreni e la distribuzione delle terre ai coloni. Si trattava dunque di una divisione del suolo agrario in
porzioni da assegnare giuridicamente, basate su un principio di equivalenza produttiva. Questa operazione
dava origine a un reticolato regolare: la centuriatio cioè lotti di forma rettangolare denominati strigae o
scamna. Il modulo era di 17 X 17 actus. L’actus era una misura usata dagli agrimensori romani che
corrisponde circa a 35, 52 metri.
Nella zona a nord e a ovest di Rieti troviamo tracce di una trama agraria fossile in cui il modulo di
centuriazione diviene di 17 X 20 actus. Questa scansione regolare del terreno è particolarmente visibile
intorno a Lago Lungo che risulta pensile rispetto a parte dei terreni coltivati.
La misura del modulo venne modificata dagli agrimensori romani proprio per migliorare l’effetto drenante
delle canalizzazioni, poste ai lati dei lotti: più stretti e allungati, quindi più facilmente bonificabili.
Il Cavo Curiano e la Centuriazione resero la Conca reatina uno dei siti agricoli più produttivi d’Italia.
La “rugiadosa pianura del Velino” citata da Virgilio (Aen. VII 715) si mostrava ben coltivata e fertile e
nel contempo bella a vedersi, così che in essa risultavano soddisfatti pienamente i requisiti varroniani di
“utilitas” con quelli di “venustas, voluptas e delectatio” (De Re Rustica, 37 a.C.).
L’agricoltura continuò a fiorire anche nei secoli successivi, come ci ricorda Pompeo Angelotti, nel suo
saggio, Descrittione della città di Rieti, che nel 1635 così descrive la Piana:
“Verso il ponte di Turano appresi più vaga pompa di ben coltivata campagna, tanto deliziosa che da
passeggeri è stimata un continuo giardino posciachè si veggon gli alberi congionti con le viti… Il suolo è
poi da biade e legumi e da melloni e guadi e altri salutevoli erbaggi distinto in modo che parte
nell’estate verdeggi, parte vagamente biondeggi, si che mentre l’occhio di tal vista si pasce alla Porta del
Borgo, detta Romana si arriva”.
Le più importanti coltivazioni a cui fa riferimento Pompeo Angelotti sono, fra le altre, il guado, una pianta
impiegata come colorante: “Dalle foglie di questa pianta, macinate, fermentate e rimacinate se ne forma una droga che serve ai tintori per dare alle lane quel colore che dicesi turchino di Vascello ed il medesimo alligna con felice successo nell’Agro Reatino”, Anonimo, Osservazioni economiche a vantaggio dello Stato Pontificio,
Venezia 1781.
Altra coltura fondamentale era il grano, la cui coltivazione venne incentivata dalla creazione della
rinomata stazione di granicoltura, oggi sostituita dal Centro di Difesa del Suolo, risalente al 1871 e nella
quale l’insigne agronomo Nazzareno Strampelli ottenne qualità di grani particolarmente pregiati.
Coltivazione tipica della Piana reatina era la barbabietola da zucchero, impiegata sia come foraggio sia
per l’estrazione dello zucchero che avveniva a Rieti nello zuccherificio che è stato uno dei primi in Italia.
La bellezza del paesaggio diviene cristallizzazione nel presente di tutti i tempi passati, e dei passati
interventi sulla natura che si sono concretizzati in forme fisiche nello spazio naturale.
A tal proposito il filosofo Rosario Assunto ha preso proprio la piana reatina a modello del suo saggio Il
paesaggio e l’estetica, Giannini editore, 1973, Napoli, volume secondo, pag. 84.
“Il paesaggio, allora, costituisce la natura come oggetto estetico in quanto il tempo vi diventa
presenza assoluta, e la terra nasce di continuo, sotto i nostri occhi, nelle forme di cui esso ci fa
esteticamente gioire”.
La Piana reatina è un esempio mirabile di quel potere demiurgico delle civiltà contadine che si
sono susseguite in Italia e che hanno fatto dell’intero paesaggio un giardino, modellato
secondo criteri produttivi ed economici ma con esiti consapevolmente estetici.
L’Italia, il “giardino d’Europa” vede nella Piana reatina un piccolo ma prezioso frammento di
quel meraviglioso connubio fra bellezza e utilità che ha reso famoso il paesaggio italiano,
ascrivendolo, insieme ai suoi splendidi centri storici, al rango di opera d’arte, di cui presenta
tutte le caratteristiche di unicità e armonia.
La straordinarietà dell’Italia è nella sorprendente bellezza di luoghi sconosciuti e insospettati che si
svelano all’occhio solo del viaggiatore attento e amante della scoperta di territori meno frequentati che,
come la Piana reatina, si rivelano in tutta la loro bellezza a chi sia disposto ad abbandonare gli itinerari
più consueti.
Oggi la zona dei Laghi Lungo, Ripasottile e Ventina è una Riserva Naturale che tutela il paesaggio
agrario, i relitti del Lacus Velinus e le numerose specie animali e vegetali che vi prosperano.
Votiamo il nostro Luogo del Cuore: La Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile.
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