Gregorio Maria Mattei: “Il nostro museo? Un ponte tra territorio e mondo”
Il Museo dell’Olio di Castelnuovo di Farfa, immerso nel cuore della Sabina reatina, è molto più di uno spazio espositivo dedicato all’olio: è un crocevia di arte contemporanea. Ne abbiamo parlato con il direttore Gregorio Maria Mattei, che ci ha guidato alla scoperta di un luogo capace di unire il respiro internazionale con il radicamento profondo nel territorio, tra artisti di fama mondiale, progetti educativi e il sogno di una quadriennale dell’arte nei piccoli centri italiani.
“Il Museo dell’Olio della Sabina- ci ha detto- dal punto di vista del linguaggio, è un luogo davvero speciale. È vero che parla di tradizione, ma cerca di parlarne al mondo intero attraverso il linguaggio dell’arte. A dispetto del suo nome infatti, contiene molte opere d’arte che parlano dell’olio e della sua produzione, ma anche e soprattutto del suo significato. Parlano di ciò che l’olio ha rappresentato per la Sabina negli ultimi 2000 anni e più. Ne raccontano cioè il valore e quanto sia un elemento identitario per la popolazione del territorio.
Il collettivo di artisti che ha lavorato alla creazione della collezione i primi anni 2000 è costituito da grandi artisti dello scenario contemporaneo. Questo ha fatto sì che il trampolino internazionale per un respiro ampio di pubblico fosse quasi immediato. Il Museo di Castelnuovo di Farfa lavora cercando di prendersi cura sia dei suoi pubblici esteri che di quelli domestici. Lo fa con attività pensate per dialogare con ogni tipo di pubblico: “Nel locale, l’universale” è il motto della progettazione didattica e non solo che ruota intorno al mondo del Museo dell’Olio”.
– Ci parlava di contenuti anche in termini di collezioni di arte contemporanea…
“Per l’appunto, la collezione è primariamente artistica. In particolare è costituita da grandi installazioni di arte contemporanea. Sono esposti Alik Cavalier, Hidetoshi Nagasawa, Gianandrea Gazzola, Franco Vergine e Maria Lai. Quest’ultima è decisamente il fiore all’occhiello della collezione. Le sue opere sono state esposte a Londra, a New York e in tante altre città presso musei centrali nello scenario artistico. Quindi, avere qui sue installazioni site specifiche ha oggi un valore immenso. La provincia di Rieti, con Castelnuovo, vanta un vero scrigno di tesori.
Inoltre l’entità straordinaria della collezione di Castelnuovo di Farfa, in fatto di contemporaneo, ha permesso che potessimo essere gli interlocutori per i percorsi che L’Aquila, Capitale italiana della Cultura 2026, sta progettando proprio nell’ambito del contemporaneo. Dal momento che l’intento dei percorsi è unire le due province attraverso luoghi del contemporaneo, non poteva esserci niente di meglio di Maria Lai”.
– Respiro internazionale e valore locale dunque, ma quali sono i progetti futuri del Museo?
“Il futuro di certi luoghi della cultura spesso è incerto, tuttavia il progetto culturale sul Museo dell’olio dura ormai da 24 anni e fa ben sperare. Tenendo conto del respiro internazionale dell’istituzione, delle sue molteplici attività sul territorio e dei suoi infiniti rapporti con le varie altre istituzioni, direi che il Museo dell’olio è un ventiquattrenne pieno di speranze e possibilità. In particolare, intanto, grazie alle sue attività registra numeri di presenze incoraggianti. Ci sono giornate dedicate alle famiglie, al paesaggio, alle degustazioni, escursioni nel territorio delle Gole del Farfa o presso siti archeologici collegati al museo.
Il sogno ora sarebbe quello di far diventare il museo il luogo di una quadriennale di arte contemporanea non cittadina. Uno spazio, un appuntamento che parli di “Italia minore” che dia risalto a questa ossatura della cultura italiana che sono i piccoli centri, i piccolissimi luoghi della cultura della provincia, spesso lontani dalla mondanità metropolitana e dal grande pubblico, ma molto vicini alle persone e agli artisti”.
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