
Fig. 1 – Il convegno nella chiesa di San Giovanni Evangelista
Quale migliore occasione per celebrare S. Vittoria del convegno tenutosi il 14 Maggio, giorno della sua festa, nella Chiesa parrocchiale S. Giovanni Evangelista di Monteleone Sabino, luogo del martirio e dove sorge la chiesa a lei dedicata, gioiello del romanico.
Nella citata chiesa parrocchiale la Santa, raffigurata con il Santo evangelista, pregevole dipinto del sabino Manenti, nella pala d’altare, ha “presieduto” il convegno per la presentazione del libro (fig. 1) che raccoglie gli studi di questi ultimi anni su vari aspetti del culto a lei dedicato, che travalica il territorio sabino e si estende, tuttora vivo, dal Piemonte alla Puglia e alla Sardegna.
Non essendo ancora stato distribuito, merita comunque attendersi importanti informazioni che trapelano dagli annunci editoriali resi noti e un assaggio possiamo ricavare dalla cortese nota, che si riporta, inviata dall’amico Massimiliano Antignano (Mant Design Studio), interessato alla storia e all’arte sabina,
presente al convegno con foto anche della partecipata processione in onore della Santa Patrona.
“Trasmettere oggi quanto l’appartenenza alla Santa sia insito nella popolazione trebulana e dei monteleonesi è decisamente difficile, ma basti guardare la passione devozionale nei giorni della festa, che continua negli anni a suscitare ancora interesse in un sempre più vasto pubblico.
Ne sono poi testimonianza le varie conferenze che si tengono nel Comune come quella del 14 maggio scorso a presentazione degli Atti del Convegno itinerante “Santa Vittoria. La martire, il culto e le identità territoriali”. Ospitato all’interno della Chiesa parrocchiale, l’evento creato grazie all’impegno della Fondazione Santa Vittoria Vergine e Martire Romana (costituita da: il Comune e la Parrocchia di Monteleone Sabino, il Comune di Santa Vittoria in Matenano, il Comune di Pisoniano, l’Abbazia di Farfa) e con la compartecipazione del Centro Europeo di Studi Agiografici di Rieti (CESA) ha dato il via a una lunga serie di ricerche culminate con la pubblicazione dell’omonimo volume edito dal Formichiere e curato da Elena Onori. La pubblicazione, non ancora distribuita, per quanto risulta e annunciato, propone un percorso frutto della ricerca interdisciplinare che ha visto l’intervento di diversi storici e studiosi (Tersilio Leggio, Sofia Boesch Gajano, Umberto Longo, Monica Ricciardi, Eugenio Susi, Ilaria Biribi, Roberto Bernacchia, Valter Laudadio, Elena Onori, Tommaso Calio’, Paola Elisabetta Simeoni), che analizzano anche i numerosi luoghi dove sono ancora vivi i ricordi nella memoria dei locali. Pertanto l’opera non è unicamente incentrata sulla vita della Santa, ma intende dare un quadro di quelle epoche trascorse di cui rimangono ancora tracce nei popoli testimoni delle tradizioni, in particolare nelle ricerche sulla storia del territorio sabino, l’espandersi del cristianesimo, a maggior opera del monachesimo benedettino e la diffusione del culto legato anche alle vicende delle reliquie. Al tavolo dei relatori, in una chiesa gremita, Alessandro Betori, archeologo SABAP, ha tenuto subito a precisare come questo volume debba meritare un posto di tutto rilievo nella bibliografia ufficiale della Santa, tanto da poterne divenire un testo fondamentale per le future ricerche storico archeologiche. All’evento ha partecipato anche il noto storico, già direttore dell’Archivio di Stato di Rieti, Roberto Lorenzetti, che ha sottolineato l’apprezzamento per il lavoro di ricerca compiuto trasversalmente tra storia medievale, agiografia ed antropologia auspicando la prosecuzione dell’ attività di ricerca al fine di profilare anche nuovi aspetti legati anche alla storia più recente. L’antropologo Roberto della Ceca si è soffermato sulla vicenda umana della giovane analizzando aspetti della vita sociale dell’epoca e la violenza del martirizzatore pagano Eugenio con spunti per una maggiore comprensione per i contemporanei. Tania Belli del Corriere di Rieti che ha già delineato sul suo giornale la tematica del convegno, dà spazio anche all’ importanza della coreografia della processione, testimoniando attraverso il suo racconto di come oggi l’evento dei festeggiamenti appaia agli occhi dei turisti una piacevole scoperta. Per la giornalista poi il volume può fungere da guida per le donne contemporanee in funzione di una valorizzazione della figura di se stesse e delle proprie sfide. Si è ricordato come l’ incontro della comunità devota a S. Vittoria nacque durante i festeggiamenti di S. Vittoria 14 anni fa in Puglia dando luogo a diversi gemellaggi. Conclude l’evento, prima della solenne processione (fig. 2), il Presidente della Fondazione Santa Vittoria, sottolineando l’importanza della prosecuzione delle ricerche in campo culturale e religioso. La Fondazione si prefigge di proseguire gli studi sulla storia e le vicende legate al culto della Santa, favorendo l’organizzazione di attivita’ di ricerca e futuri incontri.”

Fig. 2 – Un momento della processione di S. Vittoria a Monteleone Sabino (Foto M-Antignano)
Antignano aggiunge poi altre interessanti notazioni che riportiamo in attesa di leggere gli Atti contenuti nel Libro per una più ampia e puntuale visione delle ricerche effettuate.
“Di particolare interesse la diffusione del culto, come sia potuto avvenire nel corso dei secoli per disparati motivi la traslazione del corpo della Santa e delle sue reliquie. Come la traslazione della Santa nell’827 ad opera dell’abate Pietro di Farfa, in fuga dai Saraceni nel Piceno, sul Monte Matenano nelle Marche fino ai piú diversi luoghi caratterizzati dal passaggio della Santa o da intitolazioni successive, come a Carsoli o ad Anticoli Corrado. A Tivoli i monaci di Farfa propagarono il culto che andò in seguito perdendosi limitandosi ad un modesto altare condiviso con S. Anatolia nella basilica di S. Maria Maggiore da loro officiata fin verso il 1250 (fig. 3).

Fig. 3 – Trofi M. sec. XVI, Dipinto di Santa Vittoria e Santa Anatolia
Tra le varie localita’ legate al culto troviamo Spongano in provincia di Lecce dove il Parroco nel 1951 per la festa scrive un inno con il quale invoca la protezione della Santa sulle persone piu’ fragili come malati, i giovani ai quali S. Vittoria si dedicò particolarmente quando fu prigioniera a Trebula e anche per questo è oggi protettrice della gioventù femminile dell’Azione Cattolica. Nell’ inno invoca anche la protezione per gli anziani (la sofferente età) incombenza attribuita a S.Vittoria forse poco nota eppure si ritrova un riferimento illustre nell’ opposto capo della penisola in Piemonte a Testona oggi frazione di Moncalieri in cui il culto di S Vittoria ebbe molto seguito. Sembra che la tradizione viene ancora ricordata il 12 settembre per l’anniversario dell’arrivo delle reliquie donate alla chiesa di Testona da Gregorio XVI nel 1843. In quell’anno Silvio Pellico scrisse un’ode “In onore di S. Vittoria” (fig. 4) in cui si invoca la Santa con particolare enfasi per la protezione dei deboli “Ah tutti noi siam deboli”, ma in particolare gli anziani “voi che già agli ultimi anni/piegò l’etate e il duol/alla pietosa martire/tutti chiedete aita”.
Ma ne aveva anche per la protezione di “verginelle timide e pargoletti figli/son piene di perigli/le vie d’umanita’.”
Anche in Sardegna troviamo molte chiese dedicate a S.Vittoria alcune degne di menzione per il pregio dell’ architettura gotico-catalana”

Fig. 4 – Lode di Silvio Pellico in onore di Santa Vittoria-1843-Torino
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