Foto 1 – La Piazza Municipale negli anni ’20
Per noi reatini, la piazza del Comune è la piazza per antonomasia. Forse, più di qualcuno esiterebbe almeno per qualche istante se un turista gli chiedesse dove si trova piazza Vittorio Emanuele II, tanto distanti dalla necessità di nominarla ulteriormente. E c’è di più: è probabile che ciascuno in cuor suo pensi alla piazza come ad un luogo dell’anima immutabile ed immutato nel tempo e nelle sue funzioni.
Le vecchie cartoline, invece, ci raccontano un’inedita cronaca dei tempi passati, i documenti ci insegnano una storia che, forse, avrebbe meritato un’altra memoria.
Certo, la Reate sabino-romana trovò nella piazza il fulcro in cui si incrociarono il cardo ed il decumanus maior quando fu costruito il viadotto dal fiume alla collina di roccia – anzi, di sponga – su cui passò per secoli e secoli la via strata Salaria ma il centro amministrativo della città medievale quando finalmente alla fine del XII secolo i reatini si costituirono come libero Comune, designarono un podestà e si dotarono di statuti. Intanto, la città era entrata nell’orbita del Patrimonio di San Pietro e per la sua posizione strategica ai confini del Regno di Napoli aveva meritato di essere scelta nel circuito delle sedi itineranti della Curia papale.
La presenza del Papa e dei cardinali così moltiplicò presto il numero degli abitanti, attratti dalle campagne in cerca di lavoro. La prima metà del XIII secolo fu così in fermento, mentre si avvicendavano Innocenzo III, Onorio III, Gregorio IX. La città che per secoli si era sedimentata all’interno del circuito delle mura romane s’ingrandiva e il Comune pensò ad un chiaro piano urbanistico: da est ad ovest, nell’addizione dell’allargo si disegnarono le tre strade parallele – il Corso, la via di Mezzo e la via di San Liberatore – circoscritte dalle nuove mura, raddoppiando nei sestieri gli antichi terzieri di un tempo. Ai piedi della collina, al centro dell’allargo si realizzò una grande spianata, la piazza del Leone denominata dai resti di un monumento funerario dell’età romana, segnalato dalla prima fontana pubblica. Ai margini, i palazzi delle istituzioni dove agivano i loro uffici il podestà, il capitano del popolo, il consiglio dei cento, il tribunale civile.
La cattività di Avignone determinò inevitabilmente la crisi economica per Rieti e per il suo contado, non però sconvolgendo l’assetto politico ed amministrativo, così da mantenere fedeltà al Papato. In questi frangenti, il cardinale Albornoz non faticò a restituire il governo grazie al prudente operato di Cecco Alfani, che al ritorno di Gregorio XI ottenne per la città gli antichi privilegi.
Foto 2 – Palazzo Alfani
Il capostipite Cecco Alfani si era dimesso, nel 1378, consentendo che il libero Comune mantenesse il suo assetto ma i suoi figli, in verità, sperimentavano il potere in vista di raggiungere l’insignorimento, i due ecclesiastici Lodovico, in qualità di vescovo della diocesi reatina, e Giannandrea abate di Sant’Eleuterio, mentre l’unico laico, Rinaldo, aveva in custodia la rocca di Montecalvo, la più importante fortificazione della Val Canera. Fu allora che nel 1397, nel nome delle antiche libertà comunali, i congiurati assassinarono i due prelati. Rinaldo scampò dall’agguato e parteggiando tra il re di Napoli e il Papa riuscì di mantenere il potere fino al 1425, quando finalmente i suoi avversari lo bandirono sequestrandone i beni.
Per dare segno inequivocabile alle istituzioni comunali restaurate dopo l’esilio di Rinaldo Alfani, proprio la casa sequestrata di fronte alla collegiata di San Giovanni in Statua non fu demolita ma adattata proprio ad essere sede del Comune, più tardi ampliata nel Cinquecento e abbellita dalla facciata alla metà del XVIII secolo dall’architetto Filippo Brioni. I guasti del terremoto del 28 giugno 1898 portarono alla risoluzione di ingenti cambiamenti: tra il 1909 e il 1911, con l’apporto dell’architetto Cesare Bazzani e dell’ingegnere comunale Angelo Blasetti si progettò l’ampliamento del palazzo del Comune mediante la demolizione del palazzetto dell’albergo della Croce Bianca e delle antiche case Alfani, completato nel 1941 con la costruzione della torre civica ideata in stile razionalista dall’architetto Giuseppe Battistrada.
Foto 3 – La Torre Civica in costruzione
Le cartoline viaggiate, dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento, raccontano le immagini della piazza che non avevamo immaginato.
Foto 4 – La Piazza Municipale negli anni ’50
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