Nel corso del Novecento si è progressivamente definito il genere della musica elettronica – riguardo a composizioni che utilizzavano suoni e modalità compositive elettroniche. In particolare, l’avventura intellettuale e artistica della altrimenti-detta musica elettroacustica parte dalla sperimentazione che unisce compositori e inventori di strumenti elettrici dalla fine dell’ottocento alla prima metà del ‘900.
Erano macchine dai nomi strani e intriganti come il telharmonium, choracelo, singing arc e valvola termoionica.
Gli esperimenti pionieristici di musica elettronica o elettroacustica vanno avanti in epoche diverse in tutto il mondo occidentale con musicisti e compositori di varie scuole e conservatori. Dai musicisti di matrice colta vicini alla musica contemporanea dei primi del ‘900 come Berio, Cage, Ligeti, Maderna, Nono, Stockhausen, si arriva agli artisti e produttori di dance e pop.
La parola musica elettronica esce poi dai conservatori quando sintetizzatori e tastiere musicali cominciano a venire utilizzati sul finire degli anni ’60 da famosi gruppi come Pink Floyd, Genesis e successivamente dai DJ contemporanei che poi comporranno le prime musiche per videogiochi. Negli anni ’70 famosi artisti di rock progressive realizzano suite intraprendendo nuovi percorsi musicali anche grazie all’utilizzo di suoni elettronici innovativi di tastiere come Moog e Mellotron usate in combinazione con strumenti acustici.
Negli anni ’80 in Inghilterra emergono nuovi generi di dance elettronica che per le basi ritmiche utilizzano i primi esemplari di batterie elettroniche uscite sul mercato. Queste modalità compositive prenderanno il sopravvento poi nella Electronic dance music degli anni ’90.
Col finire del secolo l’avvento dei computer e di internet rende desueta la parola ‘elettronica’, sostituita un po’ in tutti i settori dal termine ‘digitale’.
In generale, le diverse forme e generi della musica tecnologica spesso si influenzano in nome di una contaminazione che abbatte le barriere anche tra musica classica e popolare, trovando nuovi spazi di confine tra musica e rumore. E’ un gioco che interessa l’arte e la filosofia – alla ricerca del ruolo dei suoni nella società contemporanea.
Questa esperienza di ricerca non si è esaurita, come dimostrano attività svolte da associazioni – talora impegnate anche nel ricercare interazione tra mondo musicale e sperimentazione scientifico.
Fra le altre, assume rilevanza specifica per il nostro territorio la SABINA Elettroacustica – associazione culturale costituita con lo scopo di produrre, promuovere e diffondere la cultura e l’arte del suono nel territorio della Sabina; svolge attività di formazione che prevede uno stretto rapporto con le scuole dell’intero territorio; studia il paesaggio sonoro con lo scopo di contribuire alla conoscenza dell’ecologia del territorio e ne trae opere musicali ad esso intimamente legate.
Nel Consiglio Direttivo spicca la figura del Presidente, Prof Giorgio Nottoli: completati gli studi musicali presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, dal 1968 ha svolto attività di musicista (liutista e chitarrista) sino al 1980, e di compositore e ricercatore sino ad oggi.
Dal 1975 svolge attività di ricerca in ambito tecnico-scientifico, nel campo dell’acustica e dell’informatica musicale. Nel 1996 è stato docente del Corso di perfezionamento di musica elettronica presso l’Accademia Chigiana di Siena, mentre dal 2004 al 2010 è stato docente di “Storia e tecniche della musica elettronica” presso la Facoltà di Lettere (DAMS) ed il Master in “Ingegneria del suono” della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata. Dal 2011 è docente dei corsi di “Composizione di musica elettroacustica” e “Tecniche di analisi della musica elettroacustica”, relativi al Master in SONIC ARTS dell’Università di Roma Tor Vergata.
Il centro della sua ricerca di musicista riguarda il timbro, concepito quale parametro principale e “unità costruttiva” delle sue opere. L’attenzione è rivolta, infatti, alla composizione della microstruttura del suono. Nei suoi lavori per strumenti ed elettronica Giorgio Nottoli punta ad estendere la sonorità degli strumenti acustici mediante complesse elaborazioni del suono.
La maggior parte delle sue opere utilizza strumenti da lui appositamente progettati, sia per la sintesi che per l’elaborazione del suono, in collaborazione con università, centri di ricerca ed industrie.
Alla ispirazione e iniziativa di SABINA Elettroacustica e del Prof Nottoli, si deve EMUfestSabina – evento di profilo internazionale originato nel Conservatorio di S. Cecilia in Roma, in pochi anni conosciuto in tutto il mondo – “stralcio significativo della migliore produzione mondiale in questo settore della musica contemporanea d’arte”.
La quarta edizione (agosto-settembre 2021) del festival internazionale EMUfest Sabina, è risultata ricca di eventi, caratterizzata anche dalla presenza di molte opere dal vivo interpretate da straordinari esecutori: con lavori acusmatici e intermediali, dove suono e immagine contribuiscono insieme alla creazione dell’opera. Da sottolineare, la presenza di due lavori in prima esecuzione di Danilo Santilli e uno di Ubaldo Munzi, composti appositamente per la manifestazione.
Cinque le nazioni rappresentate: Argentina, Cile, Italia, Olanda e Stati Uniti d’America.
Tre dei quattro concerti di cui il festival si componeva, hanno avuto luogo presso la bellissima Chiesa di San Martino nel comune di Poggio Moiano, ospitante per il secondo anno – importante punto di riferimento per l’attività di SABINA Elettroacustica. Il quarto concerto ha sancito la ripresa della collaborazione con il comune di Contigliano, interrotta a causa della pandemia; e si è svolto presso Villa Battistini, sede delocalizzata del Conservatorio S. Cecilia.
Sulla strada fin qui tracciata attendiamo sviluppi ulteriori e nuovi – sul tema affascinante della contaminazione, fra luoghi e spazi della nostra tradizione, musiche abituali e suoni familiari; ed elaborazioni che discendono dalle avanguardie artistiche del Novecento:
“… da esseri umani, comunichiamo tra di noi e con l’universo più vasto attraverso la vibrazione del suono. Quest’ultimo diventa così l’essenza del nostro essere collettivo”.
Attendiamo dunque nel silenzio – come akousmatikoi, che nuovamente si manifesti il suono; che la vibrazione (di cui non scorgiamo l’origine, ma solo il moltiplicarsi) favorisca la discesa in sé e al contempo l’ascesa; e ri-stabilisca connessioni, e modalità diverse di comprensione: negli spazi che furono (sono) di Mattia Battistini, al Parco della Musica di Contigliano-Collebaccaro; o negli ambiti sacri dell’antica Chiesa di San Martino; o altrove la terra sabina sappia aprirsi ad inedite esperienze musicali ed espressive.

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