Sono passati quasi tre anni da quando Roberto Messina, storico Direttore della Biblioteca Paroniana del Comune di Rieti, ci ha lasciato, ma con il suo sorriso di leggera ironia e con l’eleganza ineguagliabile colta e ricercata – indimenticabili i papillon che ordinava a Londra avendo scelto stoffa e colori – ancora sembra di vederlo passeggiare per il centro di Rieti consegnando ricordi e acute anche taglienti osservazioni sui suoi temi alti. Oggi, in particolare, avrebbe di che esser fiero di aver pubblicato, tra i tanti, quel volume stampato a Rieti nel 2007 che può avvicinarci a quanto incredibilmente sta accadendo in Europa/Mondo coinvolgendoci così pesantemente e ineluttabilmente. Appassionato tra l’altro di letteratura, danza e pittura russa, aveva già pubblicato “Majakovskij artista” nel 1993 e “Ritratto di Nizinskij da Fauno” nel 1998, ma il suo particolare interesse per la pittura russa era una costante che lo impegnava in frequenti contatti con i suoi corrispondenti delle Biblioteche di Mosca e S. Pietroburgo, ma anche di Parigi, fonte inesauribile per le sue ricerche, dove assecondava anche altri suoi interessi come spettacoli di balletto e danza, quest’ultima praticata in prima persona essendo cultore di tango. E nel 2007 portò infine alle stampe, curandone all’estremo la riproduzione degli acquarelli e della particolare scrittura, il suo artista preferito Maximilian A. Voloshin (1877-1932) “La mia Cimmèria, poesie e acquarelli, a cura di Roberto Messina“. Voloshin non è in Italia tra i più conosciuti artisti russi, ma qualche nota biografica chiarirà il perchè Messina ci tenesse tanto e come abbia poi lasciato una straordinaria prova di come la storia si ripresenti e ci parli come se l’artista fosse oggi presente. Era nato a Kiev nel 1877, a due anni arrivò in Crimea a Sebastopoli dove visse fino al 1881 con ricordi vaghi di case distrutte e rovine dei tempi dell’assedio della città nel 1854, ai tempi della guerra di Crimea. Nel 1917 si stabilì definitivamente in Crimea a Koktebel, nella parte orientale che chiamerà Cimmeria come ai tempi omerici per distinguerla dalla Tauride la parte a occidente. Fu il suo luogo dell’anima e gli acquarelli pubblicati da Messina sottolineano quanto fosse legato a quel paesaggio nelle suggestioni melanconiche dei tramonti da cui non si sfugge. E per ritornare a noi, fummo in molti inespressamente guardandoli a ritrovarci nei paesaggi del Turano quando “scende la sera e il ciel si discolora dolce il Turano culla in un amplesso colle di Tora“, come si leggeva in una cartolina degli anni ‘40. Piú che per la somiglianza dei profili montani per il legame profondo evidente che lega ai luoghi amati. E la scelta degli acquarelli e delle poesie non riconduce a teatri di guerra, ma regala poesia di pace. Affermatosi presto, avendo viaggiato molto, prediligendo Parigi, conoscendo i più celebri pittori, poeti e intellettuali del tempo, attratto dal simbolismo, Voloshin si distinse per l’apertura mentale, definito pacifista della cultura nella ricerca di una strada per la pace. E i tempi erano contrari. Dopo la guerra civile russa, con la costituzione dello Stato Sovietico, la sua casa a Koktebel divenne la casa della pace dove accolse tutti poeti, artisti, liberi pensatori. Profonda e attiva la sua religione: “in questi giorni nessun nemico o fratello può essere trovato … tutti sono in me e io sono in tutti. Ma poi ho fatto tutto il possibile per impedire ai fratelli di rovinarsi e di uccidersi a vicenda … continuare ad amare instancabilmente sia i nemici che i mostri della crudeltà e gli alleati ...”. Nel 1915 scrisse “Anno mundi ardentis” contro la guerra. Dunque Roberto Messina ha voluto darci il Voloshin della cultura di pace, dello stare insieme in amicizia così come credo poi ne visse l’essenza quando tornò dal suo “viaggio premio in Cimmèria”, chiamato dalle Autorità e dalle Istituzioni culturali che vollero ringraziare quell’intellettuale di Rieti per la pubblicazione e celebrare per la sua vicinanza e affetto nei confronti del loro grande Volshin. E nel racconto di quei giorni trascorsi “fuori dal tempo”, che volle condividere con me per averlo seguito nella lunga gestazione del libro, c’era l’appagamento delle sue fatiche, serate di canti e di balli antichi, scambio di esperienze interessanti: l’amicizia Cimmèra. La Biblioteca Presidenziale di San Pietroburgo risulta abbia organizzato la celebrazione del 145° anniversario della nascita di Voloshin, avvenuta il 28 maggio del 1877; su internet si dovrebbe poter accedere a un videotour della casa museo di Voloshin. Il bibliotecario Messina avrebbe sicuramente dedicato molto a questo evento, ricordando quanto attuale appare oggi la figura del suo autore preferito e quanto sarebbe importante oggi un Voloshin che con la sua grande autorevolezza e con il suo Vangelo levasse la propria voce di pace.
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