I Sabini, i Piceni e le Marche custodi della memoria Parte 3
A cura di Maurizio Marchetti
Riprendendo il cammino con i Sabini Sacrani verso Ascoli possiamo già concludere per un’ambientazione e un arrivo ormai scontato dalla partenza da Amiterno, per Montereale, Amatrice, Accumoli (Norcia, Arquata), il Picchio è arrivato a destinazione: Ausculum. E possiamo ora saltare qualche secolo per arrivare alla Regione Marche che con legge regionale 15/3/80, all’art.1 recita “Lo stemma della Regione Marche è costituito dal disegno stilizzato di un picchio che si sovrappone in parte alla lettura maiuscola M, di color nero in campo bianco delimitato da una striscia verde in forma di scudo”.

Nella legge d’adozione dello stemma si legge poi che “La scelta trae origine da una antichissima tradizione che narra di popolazioni Sabine che nell’attraversare l’appennino chiamate al ver sacrum portarono con sé un totem, un uccello sacro: il picchio”.

Stemma ufficiale della Regione Marche
Le Marche è l’unica regione al plurale, una regione caratterizzata da vocazione alla pluralità (Ancona stessa si chiamava Marca d’Ancona). Alle Marche poi dobbiamo un’importante iniziativa “I Piceni e il popolo d’Europa“, che nel 1999, insieme alla Regione Abruzzo e a Istituzioni di Francoforte, partendo come prima sede espositiva proprio da Francoforte e poi Ascoli, ha consentito di mettere a confronto il Guerriero di Capestrano con il suo “parente minore” il Guerriero di Hirschlande, come lo ha definito lo storico di Francoforte.

Si sono così aperte agli studiosi, nei vari campi, interessanti prospettive di ricerca circa le relazioni tra Piceni, Sanniti e l’Europa. Ma il Guerriero di Capestrano, forse Principe dell’intera Confederazione Sabina che raggruppava la maggior parte dei popoli dell’Italia Centrale (V.D’Ercole “archeologia in Abruzzo”1998), vale bene un capitolo a parte.

Altri contenuti da Cultura / I territori della Sabina