
Ripercorriamo nella correlata voce dell’Enciclopedia Treccani, i tratti essenziali della lunga fruttuosa vita di Giuseppe Ottavio Pitoni, compositore e teorico musicale nato a Rieti il 18 marzo 1657 – “primogenito del reatino Vincenzo Pitoni, di famiglia agiata, e di Lucrezia Tedeschi, originaria di una famiglia ferrarese…”
“… Il padre, addottorato in diritto civile e canonico, ottenuta dopo un lungo periodo interinale la licenza di stampa in Rieti, prese in carico il ramo reatino della nota stamperia romana di Giovanni Battista Robletti.
Cessata la pestilenza del 1657, Vincenzo si trasferì a Roma quando Giuseppe Ottavio aveva soli undici mesi. A cinque anni il ragazzo fu avviato allo studio della musica dal noto didatta Pompeo Natali; nel 1665 divenne puer cantus in S. Giovanni de’ Fiorentini, e in seguito nella basilica dei SS. Apostoli. Dopo la muta della voce, intorno al 1670, passò alla scuola di Francesco Foggia, in casa del quale abitava tutta la famiglia Pitoni.
“Nel 1673 risulta maestro di cappella a Monterotondo, nel 1674 ad Assisi, dove si diede a studiare e a trascrivere le opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina. Prestato servizio per un certo periodo come maestro di cappella nella cattedrale di Rieti (non senza tenere contatti con le confraternite locali), nel 1676-77 fu chiamato a S. Marco a Roma (in palazzo Venezia); fu anche organista a S. Girolamo della Carità (fino al 1679) e a S. Giacomo e Ildefonso della nazione spagnola. Diresse pure musiche in S. Apollinare e nel Collegio germanico, dove abitò (dal 1686 alla morte), in S. Lorenzo in Damaso (1692-1721), in S. Agostino (1708-33). Ebbe altri offici di maestro di cappella in S. Maria della Pace (1694), S. Stefano del Cacco, S. Maria in Via Lata, S. Maria in Campitelli, S. Carlo ai Catinari e nell’Arciconfraternita degli Angeli custodi. Dal 1708 al 1719 diresse la Cappella Pia in S. Giovanni in Laterano, mentre nel 1709 declinò l’invito a succedere ad Alessandro Scarlatti in S. Maria Maggiore. Nel 1719 divenne maestro di cappella in S. Pietro in Vaticano, ufficio che tenne fino alla morte. Dal 1694 al 1721 lavorò inoltre per il Capitolo di S. Lorenzo in Damaso, dove dal 1696 al 1731 curò le esecuzioni musicali del cardinale Pietro Ottoboni. Fu incaricato di comporre e dirigere anche «musiche straordinarie» in diverse chiese e oratorii.
“Ebbe per allievi, tra gli altri, Francesco Antonio Bonporti, Girolamo Chiti, Francesco Feo, Francesco Durante.
“Nel tracciarne il profilo biografico (1744), Girolamo Chiti vantò in Pitoni, oltre l’erudizione e lo zelo, anche il carattere umanissimo di quello ch’egli chiamò «l’oracolo di Roma» in materia di musica.
“Dal 1676 fu affiliato alla Compagnia dei musici di S. Cecilia di Roma ed ebbe spesso l’incarico di «primo guardiano dei maestri».
“Morì a Roma il 1° febbraio 1743. Fu tumulato nella tomba di famiglia in S. Marco …”
Sulla sua grande elaborazione artistica – compositiva, “Pitoni sfoggiò un’intensità produttiva che non ha forse pari nella storia della musica.
“Compose soprattutto musiche da chiesa, conservate quasi tutte manoscritte (e datate). Assunto lo stile palestriniano come pietra del paragone, praticò anche lo stile concertato, basato sull’alternanza di passi assolo e ripieni; ma la maggior parte delle opere appartengono allo stile pieno di carattere accordale, con accompagnamento organistico ad libitum («organo se piace»).
“Se nei brani concertati come nei brani policorali si osserva un accostamento allo stile del concerto grosso strumentale, poche sono le composizioni con strumenti, e in esse la scrittura contrappuntistica cede perlopiù il passo a quella accordale. Abbondante fu anche la produzione policorale”.
Ci ricorda altrove Guido Menestrina (“Composizione a 4 voci del maestro di cappella della basilica romana di San Pietro Giuseppe Ottavio Pitoni”,dove è anche possibile ascoltare “Laudate Dominum” ), che egli fu “notevole compositore anche in stile concertato, ma la sua fama è legata più alle opere sacre in stile contrappuntistico severo, sulle orme di Palestrina”.
In articoli successivi tratteremo il tema suggestivo della “musica da Chiesa”, nella liturgia e negli offici sacri al tempo di Pitoni.
Ci limitiamo ad osservare qui, in merito, che egli fu comunque musicista e teorico di chiarissima fama, apprezzato e ricercato interprete dell’ortodossia ecclesiastica in materia musicale – in particolare con le sue composizioni a otto voci. Leggiamo in merito brevi passi di “GIUSEPPE OTTAVIO PITONI – Messe a otto voci, Borbona, Dudlea, Fortiguerra e Simonetta” – edizione critica di Roberto Gianotti – con un saggio di Marco Gozzi – Libreria Musicale Italiana 2015:
“L’edizione di quattro Messe a otto voci di Giuseppe Ottavio Pitoni – il «Maestro dei Maestri», come lo chiamava padre Martini – inaugura la nuova serie della collana Monumenta Liturgiæ Polychoralis Sanctæ Ecclesiæ Romanæ, che prosegue la copiosa produzione editoriale dei centoquarantadue volumi della Societas Universalis Sanctæ Ceciliæ, diretta e curata da Laurence Feininger tra il 1947 e il 1975 …
“Quello straordinario repertorio – scoperto con sommo entusiasmo da Feininger mentre lavorava in Biblioteca Vaticana tra il 1946 e il 1949 – cominciò subito non solo ad essere trascritto e pubblicato dallo studioso a sue spese, ma anche reso suono vivo attraverso le voci del suo giovane coro trentino: il Coro del Concilio …
“Il desiderio che sempre mosse Laurence Feininger fu quello di salvare dall’oblio i tesori musicali della Chiesa Cattolica e renderli vivi ad maiorem Dei gloriam. La bellezza della musica liturgica, che fu il motivo principale della sua conversione al cattolicesimo, può ancora illuminare questo mondo sconcertato e diviso; in particolare le grandi partiture da otto a sedici voci della policoralità romana testimoniano la ricchezza espressiva di un linguaggio semplice e moderno, eloquente e diretto, eppure frutto di una grande sapienza compositiva”.
In questo filone di straordinaria produzione musicale, si inserisce perfettamente l’opera del Pitoni – come in sintesi estrema ci ricorda la Treccani: “Stando a Chiti, negli ultimi due anni di vita Pitoni avrebbe concepito l’impervio progetto di una messa a 48 voci in 12 cori, di cui però avrebbe completato soltanto il Kyrie e il Gloria (oggi perduti)”.
“Dopo il 1724 i brani a molti cori diminuiscono. A detta di Helmut Hucke (1955), se le prime messe di Pitoni si collocano nell’alveo della scuola palestriniana, sotto il crescente influsso dello stile concertato il tessuto contrappuntistico guadagna via via in leggerezza; intorno al 1720 la condotta è accordale, dopo il 1730 si torna a mano a mano a un contrappunto più elaborato e fluente”.
Andiamo ad ascoltare dunque: ad immergerci nel sacro con la musica – le composizioni, le coralità, i ritmi, di questo magnifico autore: da Rieti a Roma, nel cuore della liturgia cattolica del secolo diciottesimo – ove si è esplicata la lunga prolifica vita artistica di Ottavio Pitoni.
La Valle del Primo Presepe, in Musica
Il sito illustra il progetto – giunto alla sesta annualità – di valorizzazione del territorio reatino, attraverso la evocazione del primo “Presepe...
Il tempo nuovo del Conservatorio di Santa Cecilia in Provincia di Rieti
Si legge sul sito “PARCO DELLA MUSICA VILLA BATTISTINI Contigliano (Rieti) – Sede decentrata del Conservatorio Santa Cecilia di Roma”: “Nell’ambito...
Reate Festival – In corso l’Edizione 2022
La Fondazione Flavio Vespasiano - Ente dotato di personalità giuridica di diritto privato, persegue – nell’ambito territoriale e culturale...