
Su iniziativa del Comando Carabinieri Forestali del Lazio si è svolta il 22 marzo, a Rieti ed a Greccio, la giornata conclusiva del Convegno “Foreste Acqua Vita” dedicato alla Giornata Internazionale delle Foreste ed alla Giornata Mondiale dell’Acqua, con il patrocinio dell’Unesco e la collaborazione dell’Università della Tuscia.
Argomenti legati alle foreste ed all’acqua vedono Rieti come luogo deputato e simbolico per questi due ambiti, infatti la piana reatina è circondata da monti ammantati da vetuste foreste e l’acqua caratterizza il paesaggio sia per la presenza di fiumi che di laghi.
Gli argomenti del convegno hanno spaziato dalla spiritualità francescana, agli aspetti giuridici e scientifici relativi alla conservazione dell’ambiente, agli aspetti culturali ed ai beni ambientali e monumentali.
Vorrei soffermarmi su come l’acqua sia stata sin dall’antichità protagonista del paesaggio reatino e di come Rieti si trovi al centro di un complesso sistema di regolamento delle acque che vede la sue origini nella bonifica dell’antico Lacus Velinus ad opera dei romani.
La piana reatina è il paesaggio che a livello nazionale rappresenta uno degli esempi dove l’uomo in oltre 3.000 anni ha “dialogato” e raggiunto “accordi” con l’acqua, plasmandone il decorso ed ottimizzando il suo uso a fini agricoli, alimentari, energetici e di manutenzione e cura del paesaggio. Tramite gli scritti di Roberto Lorenzetti, Roberto Marinelli e Carlo Virili si può studiare quanto fatto sin dalla protostoria fino ai giorni nostri.
Nell’epoca del ferro i primi abitanti stanziali di questo territorio costruivano le loro abitazioni su palafitte ai margini delle paludi che si alternavano a zone boscate nella piana reatina, come si vede dai ritrovamenti in zona Paduli di Colli sul Velino.
In epoca romana nel 271 a.C. il console romano Manio Curio Dentato effettuò la bonifica della piana che circonda Rieti attraverso il taglio delle Marmore, creando quella che ancora oggi è la più alta cascata artificiale europea e ottenendo ampie zone di terreno da dedicare all’agricoltura.
Durante il Medioevo l’acqua riprese il sopravvento sui terreni tornando ad allagare la pianura, tanto che San Francesco per spostarsi da Rieti a Greccio usava un’imbarcazione.
Dobbiamo arrivare al Rinascimento con gli interventi di Antonio Sangallo, Giovanni Fontana e Carlo Maderno per vedere recuperato il lavoro fatto dai romani, in questo periodo venne riaperta la Cava Curiana ed il deflusso delle acque tornò a cadere verso Terni dando la possibilità di recuperare ampie zone coltivabili.
Il lavoro di contenimento delle acque è continuato da allora ininterrottamente, anche in epoca moderna nel’900 sono stati fatti imponenti lavori per imbrigliare questa preziosa risorsa, con la realizzazione dei laghi artificiali del Turano e del Salto, creando anche infrastrutture utili alla produzione di energia elettrica. Nello stesso periodo è stato realizzato l’acquedotto del Peschiera, che con la captazione delle sorgenti di questo fiume e della sorgente delle Capore fornisce a Roma gran parte del fabbisogni idrico dei suoi abitanti.
Innumerevoli sorgenti di acque minerali sono poi disseminate intorno a Rieti, alcune note sin dall’epoca sabina e poi in epoca romana per le loro proprietà terapeutiche. La zona reatina è un grandissimo bacino idrografico e Rieti si può senz’altro definire “Città delle Acque”.
Altri contenuti da Città di Rieti
I dipinti del Maestro Angelucci arrivano nella sala per cui sono stati concepiti
Il 30 maggio 2024 è stata una giornata importante per Rieti. Al Comune di Rieti sono stati donati i dipinti del Maestro Arduini Angelucci dai suoi...
Questione di tempo la fusione di tradizione ed innovazione a Palazzo Dosi dal 22 giugno
Dal 22 al 30 giugno 2024 la meravigliosa cornice di Palazzo Dosi di Rieti ospiterà la mostra di Francesca Trusso. L’artista nel suo vissuto presenta...
Linea Verde Life dedica una puntata a Rieti
Linea Verde affascinata da Rieti dedica un’intera puntata alla città e dintorno A seguire la descrizione di RaiPlay della puntata ed il link per...