Le atlete e lo sport al femminile è largamente sottorappresentato nella copertura mediatica di tutti i tipi (carta stampata, TV).
Nonostante le prove, i lunghi dibattiti e alcuni miglioramenti, in particolare la ” yellow press” le donne sono rappresentate in modi differenti dagli uomini e l’attenzione è focalizzata sull’apparenza, sulla femminilità e l’attrattiva erotica, con l’effetto che le prestazioni sportive non vengono prese seriamente.
L’educazione ha il ruolo di favorire la crescita individuale di tutte le persone indipendentemente dalla loro appartenenza di genere, per tutto l’arco della vita, senza discriminazione di provenienza.
Il percorso scolastico, nel suo complesso e per sua specifica funzione, deve fornire gli strumenti per ampliare le conoscenze culturali, tecniche e relazionali e fornire le competenze fisico-motorie, socio-relazionali, necessarie alla “autogestione” della propria corporeità che restino patrimonio definitivo delle persone come “sano stile di vita”.
L’attenzione alla persona deve tradursi nell’utilizzo di processi e programmi educativi che colmino le eventuali differenze di approccio, tutto culturale, che la scuola è chiamata ad affrontare e, possibilmente, ad eliminare. L’attuale educazione scolastica, oltre ad essere orientata verso una subdola ma evidente discriminazione di genere è troppo concentrata a reprimere la corporeità, per di più quando fosse sessualmente definita o problematica.
E’ necessaria una costante formazione rivolta agli insegnanti perché possano intervenire nelle delicate fasi dello sviluppo della personalità con comportamenti, linguaggi, competenze e procedure che approccino il problema in un ottica positiva ed educante.
Le ore di educazione motoria scolastica devono essere potenziate in tutte le fasce di età e si deve prevedere un graduale e crescente passaggio dall’approccio ludico e psicomotorio a competenze sempre più indirizzate verso una pluralità di scelte sportive senza forzature e conservando le impostazioni che favoriscono opportunità per tutti.
Altresì nel mondo associativo che si occupa di sport dei cittadini, le competenze degli operatori sportivi devono essere sempre più improntate all’utilizzo di metodologie trasversali, all’uso dei linguaggi rispettosi dei generi, alla conoscenza delle differenze di genere affrontate come ricchezza e punto di forza del gruppo piuttosto che un problema o un limite. L’obliquità metodologica, come principio didattico e proposta operativa, si traduce cosi in rispetto delle differenze di ogni tipo.
La formazione degli educatori deve proseguire nel solco dei principio dell’alta formazione che si traduce in alta qualità dell’offerta adeguata all’età, alle potenzialità, agli interessi e alle competenze di tutti.
Non si può pensare allo sviluppo dello sport se non se ne vede la sua diffusione fra il mondo femminile. Lo sport rappresenta, particolarmente per la donna, la possibilità di estrinsecare la propria completa personalità. E’ quindi un fattore di emancipazione che non può essere accantonato da quanti hanno presente questo fenomeno, quale irreversibile componente della odierna società.
Le cause della ridotta, scarsissima diffusione della pratica sportiva tra le donne, coinvolgono una serie di problemi che vanno dalla diffidenza con la quale nel paese si guarda alla partecipazione delle ragazze allo sport, all’assenza di adeguate strutture. Si rende perciò urgente un diverso indirizzo a cominciare dalla scuola, per giungere a delle scelte programmatiche nel senso di fare accedere il mondo femminile alla pratica sportiva.
E’ vero: le donne sono sempre state presenti, c’erano rassegne, gare, corse.
Ma la loro visibilità era scarsissima. Per cui l’idea diffusa, o meglio il pregiudizio, era che le donne non ci fossero. Invece ci sono sempre state, e scavando nella memoria la verità è ripristinata. Hanno contribuito a fare avanzare nello sport battaglie sui diritti: mettendo in discussione tempi e modalità a misura di maschio, che non prevedevano un accesso libero alla donna, operando per il coinvolgimento delle famiglie e per altre opportunità. E proprio questo loro rappresentare un elemento di discontinuità e di problematicità ha contribuito a rendere to sport migliore.
Una reale democrazia nel sistema sportivo, una programmazione partecipata dello sviluppo dello sport, un impegno e un controllo pubblico più estesi sono condizioni fondamentali anche per quell’azione di rinnovamento culturale del fenomeno sportivo in cui insieme ad altre forze siamo impegnati.
Lo sport può essere fattore di sviluppo delle potenzialità umane, di padronanza cosciente del proprio corpo e del suo rapporto con l’ambiente, di esperienza associativa. In questo senso può essere un fattore di progresso, di sviluppo, di lotta alla disgregazione. Ma non è sempre cosi, e oggi più che mai occorre che lo diventi.
Il cambiamento parte dentro di te, le scelte che facciamo su come pensare, agire e relazionarci con noi stessi e con gli altri sono alla radice del nostro benessere. Questo è un invito a ripartire da sé stessi con coraggio e amore.
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