Degli uomini più distinti di Rieti di Antonio Colarieti 1860 – Memoria in itinere? (parte II)
A cura di Maurizio Marchetti

Non sembra, da documentazione autografa recentemente disponibile, che Antonio Colarieti intendesse inserire successivi personaggi nella sua opera. Infatti, dal citato carteggio risultano numerosi appunti che arricchiscono i profili pubblicati e che lascerebbero intendere, piuttosto, una nuova edizione a seguito di ulteriori ricerche. In tal senso depone una corrispondenza del luglio 1880 con cui si chiedono precisazioni storiche in merito a un reatino di fama. Non v’è dubbio circa l’impegno nella ricerca delle fonti, come risulta dalle numerose note che rivelano frequentazione di archivi ecclesiastici e civili in particolare dell’alta nobiltà reatina, al tempo gelosa particolarmente delle proprie vicende in quanto protagonista degli eventi storici per cariche ecclesiastiche, di toga e di spada. Non a caso la divisione in tre capitoli dei “cittadini che si segnalarono per scienze e per lettere, i Valenti nelle armi e i più deputati nell’esercizio delle altre arti”. Accennando alle fonti consultate c’è da segnalare quanto scritto su Bernardo Sanctis, “Quel Bernardo Reatino, di cui parla il Varchi, è Bernardo Sanctis figliuolo di Bonifazio, che visse circa la metà del secolo decimo quinto. Fanusio Campano, noverando questa fra le sette nobili famiglie Reatine…”. La storia prosegue intrigante: fu consigliere di Carlo V, governatore di Roma, difese Caterina d’Aragona contro il marito Enrico VIII, del che ci riferisce in nota l’Ughelli nella sua “Italia Sacra”. Ma quel che si segnala è il richiamo a Fanusio Campano, che in nota il Colarieti riporta quale autore del “De Familiis Illustribus Italiae et eorum origine” precisando che l’opera si conserva nella Biblioteca Vaticana. Ebbene, Fanusio Campano è uno dei numerosi pseudonimi di Alfonso Ceccarelli (Bevagna 1532 – Roma 1583), lui sì con ricca scheda nel Dizionario Biografico degli Italiani in cui si dà conto di un inizio carriera nel 1569 quando scrisse una sua storia dell’antica Rieti dedicandola ai Podiani di Perugia per illustrare l’origine di quella famiglia. Una vita ricca di spregiudicate iniziative riguardanti false ricostruzioni genealogiche che ebbero riconoscimenti e vantaggi fino a che “andò oltre” talmente che il primo giugno 1583 è condannato alla decapitazione avanti Castel S. Angelo. Ma tanta fu la fama del Ceccarelli e dei suoi pseudonimi che ancora nell’800 Gaetano Moroni, nel suo Dizionario di Erudizione Ecclesiastica in 103 volumi, cita più volte Alfonso Ceccarelli con rinvii di non poco conto, quale per esempio “Alfonso Ciccarelli nel 1580 scrisse le Memorie dell’antichissima casa Savelli” (vol. LXI, pag. 304), v. Indici lettera C Alfonso Ceccarelli MDCCCLXXVII. Alla lettera C del predetto Dizionario di Erudizione non compare invece Antonio Colarieti, che pure aveva pubblicato da tempo il suo lavoro sui reatini di diritto da ricomprendere nel Dizionario del Moroni. D’altra parte il Colarieti tra le sue fonti non cita il Moroni, che pure alla sola Rieti dedica oltre 20 pagine (vol. LVII) trattandone compiutamente. Dando merito al Colarieti di aver curato la memoria dei Reatini “a quella data”, rimane da capire se, come e quando salvaguardare la memoria dei Distinti (recuperando anche le Distinte!) che han dato successivamente lustro alla patria reatina. Cantiere aperto.

 

Altri contenuti da Cultura / I territori della Sabina