Foto 1 – Lago di Ripa Sottile
Questa vasta zona pianeggiante, posta a circa 4OO m.s.l.m. era anticamente in gran parte occupata da un vasto bacino che costituiva il Lacus Velinus. Gli ultimi residui del Lago Velino sono il Lago di Ripa Sottile, il Lago Lungo, il Lago di Ventina, il lago di Fogliano e alcune Lame (depressioni del terreno in cui si raccoglie l’acqua meteorica e sorgiva) distribuite intorno ai laghi principali.
“…I Sabini abitano i laghi del Velino, su colline umide. Il fiume Nera si alimenta da questi con acque sulfuree dirigendosi verso il Tevere.” (Cic Ad Att IV 15 Lacus Velinus… Trad. in La Sabina negli autori classici, una esperienza didattica, Liceo Ginnasio Marco Terenzio Varrone di Rieti, 1991).
Il lago Velino era delimitato a nord dalla soglia delle Marmore che impedivano all’acqua di defluire dalla pianura. Scrive Eugenio Duprè Theseider, nel suo testo del 1938:
“Col periodo quaternario troviamo il sistema idrografico della nostra regione sistemato all’incirca come è presentemente, salvo che i fiumi scorrevano circa 400 m. più alti dell’odierno livello […] continuando il processo erosivo, essi raggiunsero le montagne che oggi vediamo e le tagliarono, formando così il Piano di Canale, la valle Nerina, la valle che va da Narni a Nera Montoro. Nei pressi delle Marmore troviamo in quell’epoca un vallone, nel quale Nera e Velino confluiscono ad eguale livello.”
A questo punto entrarono in gioco le acque sorgive, cariche di sostanze minerali che diedero origine al carbonato acido di calcio, così che il Velino e il Nera cominciarono a incrostare di travertino le rocce e a crearsi una barriera sempre più dura che con il tempo impedì il loro deflusso.
Ancora Duprè Theseider spiega: “Si formò ad ogni modo una diga che chiuse la Valnerina immediatamente dove questa si apriva sulla conca ternana. Lo sbarramento crebbe fino a sopraelevarsi sulla conca ternana di quasi 100 m., e determinò la formazione di una cascata. Le acque, sempre unite, del Velino e della Nera cominciarono ben presto a corrodere il ciglione dal quale stramazzavano, e lentamente la cascata indietreggiò finché non giunse all’incirca al luogo dove è adesso […]. I due fiumi uniti correvano al livello del ciglione delle Marmore. Ad un certo punto l’attività incrostante della Nera deve essere cominciata a diminuire, restando immutata quella del Velino. Conseguenza ne fu un dislivello sempre crescente fra i due fiumi, perché la Nera andava scavando rapidamente la sua valle […] mentre il Velino rimaneva a livello costante. Formatosi il banco di travertino della Valnerina e delle Marmore, le acque subirono un rallentamento nella loro corsa, e cominciarono senza dubbio ad espandersi a monte dell’ostacolo, dando luogo gradatamente a un vasto lago.”
Foto 2 – Lago di Ripa Sottile
Intorno al III sec. a.C. il console romano Manio Curio Dentato fece eseguire il taglio delle Marmore consentendo così al fiume Velino di precipitare nel Nera. Questo nuovo assetto idrogeologico provocò forti danni alle terre ternane.
Cicerone nelle sue Epistule ad Atticum, composte tra il 68 e il 44 a.C. scrive: “...I reatini mi condussero nella loro valle di Tempe, per difenderli nella causa contro i ternani perché il Lacus Velinus, dopo che il console Manio Curio ha operato il taglio del monte, defluisce nel Nera.”
Cicerone paragona la Piana reatina alla mitica Valle di Tempe in Grecia, per sottolinearne la bellezza e la fertilità. La Valle di Tempe era celebrata dai poeti come luogo prediletto di Apollo e delle Muse. La Piana reatina, grazie all’importante opera idraulica di Manio Curio Dentato, è anche uno degli interventi paesaggistici più interessanti e spettacolari mai realizzati.
Il fragile equilibrio ottenuto con il Cavo curiano venne continuamente messo in discussione a causa dei danni che gli altri territori subivano.
Tacito, fra il 14 d.C. e il 68 d.C, scrive negli Annali: “…Si discusse poi in Senato, da parte di Arrunzio e di Ateio, se non si potesse deviare, per regolare le piene del Tevere, il corso dei fiumi e sistemare la portata dei laghi a causa dei quali esso si ingrossa; furono ascoltate le ambascerie delle colonie e dei municipi. I reatini non tacevano, opponendosi al progetto di costruire dighe sul lago Velino, nel punto in cui esso si getta nel Nera, poiché sarebbe straripato nei campi circostanti…”.
Il Cavo curiano, dunque, rese possibile la coltivazione di vasta parte della pianura reatina ma non risolse definitivamente i gravi problemi che per secoli continuarono ad affliggere la città, il contado e le aree limitrofi fino addirittura a Roma, periodicamente inondati dalla gran copia d’acqua che caratterizza questi luoghi.
Ancora oggi il Velino è pertinenza dell’Autorità di Bacino del fiume Tevere, in quanto le sue acque defluiscono nel fiume Nera, che è uno degli affluenti del Tevere.
La scuola forestale dei Carabinieri a Cittaducale
La Scuola Forestale dei Carabinieri a Cittaducale partecipa alle Giornate FAI di Primavera 2025 e sarà visitabile il 22 ed il 23 marzo. La scuola ha...
La Piana reatina, un esempio di equilibrio fra natura e ingegneria idraulica
Foto 1 - Pianara 2010Il “Cavo curiano” rese possibile la coltivazione di vasta parte della pianura reatina, ma non risolse definitivamente i gravi...
Piana Reatina: Connubio di bellezza e utilità – I laghi della piana reatina candidati ai Luoghi del Cuore FAI
Dopo la bonifica romana, la Conca reatina venne sottoposta alla Centuriazione, una suddivisione in lottidei terreni e la distribuzione delle terre...