Foto 1 – Carta dei cippi di confine di ignoto autore circolata durante il convegno
Benedetti confini storici tra quelli che furono, per secoli, lo Stato Pontificio e il Regno meridionale. Confini benedetti dai Papi, dopo aspre contese con l’Impero, Sacro Romano Impero… fino alla costituzione del Regno di Napoli, Regno delle Due Sicilie, che ebbe confini benedetti, appunto, tra le acque dei suoi mari e l’acqua santa dei pontefici cattolici romani.
Di questo antico confine, uno dei più duraturi in Europa, pur se continuamente fluttuante, si è discusso giovedì 21 novembre 2024, nella sala consiliare dell’Amministrazione provinciale di Rieti: “Convegno di studi storici sul confine dello Stato Pontificio con il Regno delle Due Sicilie”, promosso e organizzato dal Comitato di Rieti dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.
L’avvocato Gianfranco Paris, direttore del Comitato reatino, ha introdotto i lavori, sottolineando l’impegno dell’Istituto per la storia del Risorgimento nel dettare i criteri con cui gli argomenti sono stati scelti, nel pieno rispetto dell’elaborazione storica degli autori e dei convegnisti. L’argomento dell’evoluzione del confine tra i due stati preunitari è stato considerato di alta rilevanza, per la storia del periodo risorgimentale e soprattutto per il pieno coinvolgimento dei comitati a livello locale, per lo studio dettagliato delle problematiche che ha comportato la definizione del confine. Un confine giunto a definizione, per così dire, “fuori tempo massimo”, ossia alla vigilia dell’abolizione del Regno di Napoli e dello Stato della Chiesa, per la costituzione del Regno d’Italia.
La professoressa Benedetta Graziosi, vice direttrice del Comitato reatino, ha moderato i lavori, dettando le modalità di svolgimento dell’incontro, dando la parola ai relatori, commentandone gli esiti. Il primo intervento è stato quello di Antonio Farinelli: “Un confine e i suoi testimoni di pietra”, che ha descritto il confine, stabilito definitivamente a metà dell’Ottocento, con l’apposizione delle colonnette di pietra, i cippi confinari, ricavati sul posto, lungo la linea di demarcazione, da Terracina in provincia di Latina a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Farinelli ha dato conto dei criteri con cui i cippi furono concepiti, ognuno con la sua numerazione progressiva, da sud ovest a nord est; e ha ricordato l’impegno suo e di altri ricercatori, per individuare ogni colonnetta. Delle 686, ne rimangono sul posto circa la metà, ma diverse sono state rintracciate fuori della collocazione originaria. Un lavoro minuzioso, che ha contribuito a monumentalizzare i manufatti.
Foto 2 – Intervento dell’avv. Gianfranco Paris
Il colonnello Andrea Alba, Comandante provinciale della Guardia di Finanza: “I corpi di finanza negli stati preunitari”, ha illustrato l’evoluzione delle funzioni dei diversi corpi, originariamente addetti quasi esclusivamente al controllo militare dei confini dei diversi stati, fino alla gestione dei sistemi di controllo doganale, con il contrasto al contrabbando. Il colonnello Alba ha ricordato anche la presenza di un tracciato sulle colline tra il borgo di Rieti e la Valle del Salto, denominato “La Via dei contrabbandieri”. L’evoluzione del corpo delle Guardie di Finanza, dopo l’unificazione nazionale, ha assunto funzioni sempre più specifiche e tecniche nel campo del controllo dei flussi finanziari. Il colonnello Alba ha poi ricordato la realizzazione, in corso d’opera, de “La Via del Grifone”, l’itinerario di montagna che consente di percorrere un lungo tratto dell’antico confine, segnato dalle colonnette in pietra, sui Monti Reatini. Iniziativa promossa e organizzata dalla Guardia di Finanza e dalla Sezione reatina del Club alpino italiano, in collaborazione con Giuseppe Albrizio e Franco Bastianelli.
Paolo Muzi, Segretario della Deputazione abruzzese di storia patria: “La gestione del territorio nelle aree di confine tra L’Aquila e Rieti”, ha descritto e ricostruito la situazione economica e sociale nell’area presa in esame, rimarcando il ruolo della frontiera nel controllo dei flussi commerciali tra i due stati e tra la Delegazione apostolica di Rieti e il Distretto di Città Ducale per tutto il secolo XIX. Roberto Ricci, Vice presidente della Deputazione abruzzese di storia patria: “Ancarano e la Montagna dei Fiori, nella rettificazione del confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie”, ha riferito sulle trattative per la definizione della frontiera nel 1850 – 1852, qualche anno prima della soppressione dei due stati. L’analisi dettagliata delle trattative, legate alle tante vertenze confinarie, tra il Teramano e l’Ascolano, ha prodotto una copiosa documentazione dalla quale si estraggono notizie essenziali sulla vita sociale ed economica dell’epoca e la rilevanza della frontiera.
Foto 3 – La numerosa e attenta presenza studentesca
Roberto Marinelli, socio della Deputazione abruzzese di storia patria: “Terre di confine. La definizione della linea di confine tra Papato e Regno di Napoli nei territori di Rieti e Città Ducale”, ha relazionato sull’evoluzione delle problematiche di frontiera, dal medioevo al XIX secolo, individuando gli elementi salienti che hanno caratterizzato i rapporti tra le popolazioni del Reatino e quelle dell’area aquilana, ricordando la plurisecolare guerra tra Cantalice, con Città Ducale, e Rieti, placata solo con il trattato stabilito da Margherita d’Austria a metà del XVI secolo; le vertenze sono durate però fino al 1852. Vertenze confinarie chiuse solo con l’unità d’Italia, ma riaperte di fatto con l’annessione del Circondario di Città Ducale alla nuova provincia di Rieti nel 1927. Un confine di stato che negli anni Sessanta del Novecento è tornato di enorme attualità, con la definizione dei limiti per l’attribuzione dei benefici della Cassa del Mezzogiorno alle aree comprese tra Abruzzo, Lazio e Marche.
Marco Meriggi, professore ordinario di storia delle istituzioni politiche all’Università degli studi di Napoli: “Le missioni governative napoletane al confine nella seconda metà del Settecento”, ha dato conto della mole documentaria prodotta dai rilevamenti sul terreno, per stabilire la linea del confine, con ispezioni, sopralluoghi, missioni organizzate come vere e proprie spedizioni esplorative, in aree montane, comunque impervie e prive di facili accessi. Le relazioni illustrano anch’esse la conflittualità esistente tra i villaggi di frontiera, con continue vertenze sulla posizione dei limiti confinari.
Vertenze, come detto, conclusesi non con l’apposizione definitiva dei cippi di confine, ma con la cessazione dei due stati nel 1861. Così ha chiuso i lavori la professoressa Benedetta Graziosi, lasciando anche la parola a Gianfranco Paris, che ha voluto ricordare le personalità che hanno contribuito alla costituzione del Nucleo industriale di Città Ducale e dell’Ospedale provinciale di Rieti, riuscendo ad accedere ai fondi della Cassa del Mezzogiorno, grazie proprio ai limiti stabiliti sulla base del vecchio glorioso confine di stato, che ha comunque spaccato in due la provincia reatina.
Foto 4 – Confini Abruzzo Ulteriore in una lito di Benedetto Marzolla del 1832 in archivio privato
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