Archeologia pubblica nella Valle del Turano: evento di presentazione del 7 luglio 2025
A cura di Maurizio Marchetti

Figura 1 –  Locandina evento

Il primo riconoscimento al merito di questa iniziativa è certamente l’importante partecipazione, nonostante il diluvio scatenatosi nella mattinata, prima che iniziassero i lavori presso la Sala Multifunzionale di Castel di Tora intitolata alla nativa scrittrice Gabriella Parca. Ma il tema e la proposta così autorevolmente firmata e articolata, introdotta dalla Sindaca Cesarina D’Alessandro, sempre attenta alle iniziative culturali, ha avuto ragione delle avversità meteorologiche e ha corrisposto ampiamente alle aspettative. La Valle del Turano non è nuova a iniziative archeologiche che nel tempo, vale ricordare, hanno visto particolarmente impegnata, oltre a vari studiosi di storia locale, l’École Française de Rome con il caposcuola e grande storico Pierre Toubert, recentemente scomparso e ben ricordato, con il suo fondamentale studio sull’incastellamento, Le Latium médieval et la Sabine (1973). Poi, sulle orme, Etienne Hubert che ha diretto le ricerche d’archeologia su “Les vallées du Turano et du Salto entre Sabine et Abruzzes” (atti del convegno tenutosi a Collalto Sabino nel luglio del 1996 con numerosi contributi di studiosi locali e internazionali). Sempre all’Hubert si deve poi il poderoso studio e manuale metodologico della ricerca allargata, sull’ “incastellamento en Italie Centrale, pouvoir, territoire et peuplement dans la vallée du Turano au moyen age”, École Française de Rome, 2002, con approfonditi casi di studio nell’area di Collalto (Montagliano, Offiano, Castiglione). Importanti poi i vari contributi della Soprintendenza Archeologia competente per la provincia di Rieti, ricordando “la Valle del Turano, sulle tracce dell’antico” (mostra iconografica, maggio 1997) di Giovanna Alvino in cui vengono illustrati rinvenimenti di Trebula Mutuesca, Paganico, Roccasinibalda, Castel di Tora, Poggio Moiano, Orvinio, Torricella Sabina, “infine il cosiddetto tesoro di gioielli in oro  pietre preziose da Turania conservato a Berlino”. Merita poi particolare citazione la pubblicazione “Dall’idea alla realtà I Sabini e il loro museo, gli scavi archeologici e i reperti di Monte Calvo”, a cura di Giovanna Alvino, Rieti, Museo Civico-Sezione Archeologia Gangemi dicembre 2006. Nell’ introduzione della curatrice una notizia da segnalare “Il titolo dell’esposizione nasce dall’idea originaria e mai concretizzata del principe Francesco Borghese (1776-1839), di costituire il Museo dei Sabini, negli ambienti dell’odierna Galleria Borghese a Roma e, passando per le recenti ricerche ed indagini condotte dalla Soprintendenza … intende annunciare l’istituzione della nuova ala del Museo Civico denominata “Museo dei Sabini”. Per completezza “il nucleo principale del museo che aveva in animo di creare il principe Borghese era costituito dalle pregevolissime statue rinvenute nella prima metà dell’800 durante gli scavi condotti nel territorio di Scandriglia (15 km in linea d’aria da Castel di Tora), nella villa della ricca e nobile famiglia dei Brutii Praesentes. Nella Galleria Borghese è oggi esposta la statua del Satiro danzante proveniente dagli scavi della villa dei Brutii, nel 1834 acquistata dalla famiglia Borghese (scheda con foto Galleria Borghese). Può interessare che Collepiccolo, oggi Colle di Tora, fu venduto dagli Orsini ai Borghese nel 1634, che rinunciarono alla feudalità il 12 ottobre 1816, ma tutt’oggi mantengono tra i vari titoli anche quello  di Signore (inter alia) di Petescia, di Pozzaglia, di Castelvecchio, di Collepiccolo, di Poggio Mojano (Libro d’ Oro, Collegio Araldico 2020-2024).

Figura 2 – Carta sito stabilimenti italici nell’agro reatino, C. Bunsen, Annali Istituto di Corrispondenza Archeologica 1834

Si può immaginare che il Principe Francesco Borghese possa compiacersi che si continui a parlare di Archeologia Sabina su territori legati al nome della sua casata, avendo il lago artificiale sommerso e cancellato dalla memoria anche quello che restava del Palazzo Borghese.  Se si è divagato dall’evento è perché dall’evento stesso è emersa la sua valenza estensiva: “ricerca scientifica, partecipazione attiva della comunità e rigenerazione culturale dei borghi coinvolti”. È quanto poi viene annunciato nel recente articolo “Presenze antiche dalle sponde del Lago del Turano (Castel di Tora, Rieti)” “Atti del Convegno Tredicesimo Incontro di Studi sul Lazio e La Sabina” Lazio Sabina n.13, Quasar, 2024, di Alessandro Betori, Flavia Salomone, Letizia Silvestri. Nell’articolo si dà conto anche di quanto le oscillazioni del livello delle acque del lago artificiale del Turano (1939), che ha modificato sostanzialmente la morfologia del territorio (viabilità, culture, siti) siano state influenti sui rinvenimenti effettuati dagli anni ‘50 del ‘900. Saliente, comunque, il rinvenimento nell’estate del 2021, seguito da una campagna di rilievo e recupero, di sepolture e reperti vari che, insieme ad altri reperti recuperati tra il 2018 e il 2022, costituiscono un potenziale riferimento museale con interessanti prospettive per il futuro. Qui nasce l’iniziativa: “il futuro delle ricerche per un’archeologia pubblica e di comunità”. Tornando all’Evento di presentazione, Letizia Silvestri, archeologa , turanese doc, come già  preannunciato nel citato articolo “Presenze antiche…”, ha illustrato l’impegnativo progetto di Campagna di Archeologia Pubblica nella valle del Turano, frutto della collaborazione tra Università di Roma Tor Vergata, Durham Università (Uk), la Soprintendenza Archeologia, (SABAP RM-RI), l’associazione culturale giovanile RIattivati e i Comuni di Castel di Tora, Paganico Sabino e Collalto Sabino, vincitori del progetto PNRR, coinvolgibili  altri Comuni. In estrema sintesi e rinviando alle future attese relazioni specialistiche sugli esiti dell’iniziativa, si è focalizzato l’ obiettivo di coinvolgere le comunità  del territorio nella conoscenza del proprio patrimonio culturale, partecipando a laboratori archeologici per ogni età ed esperienze di ricerca su campo, curando la persistenza della memoria, altri interessanti progetti da condividere come la carta archeologica della Valle, fornire contenuti fisici, digitali a sostegno di musei e strutture culturali esistenti o in via di costituzione. Al riguardo è stata sottolineata l’importanza di una Biblioteca del territorio, in corso di costituzione a Colle di Tora, interessando gli altri Comuni che, oltre a porsi come polo attrattivo culturale, si faccia carico di acquisire e mettere a patrimonio comune la copiosa pubblicazione di storia locale, spesso non in commercio e di rapida evanescenza, di cui è difficile la fruibilità, pur rappresentando fonte preziosa di conoscenza, cui hanno dedicato impegno validi studiosi, come per le pubblicazioni sopra citate. Numerosi e qualificati gli interventi, anche in teleconferenza, dei relatori di cui diamo l’elenco dal programma che pubblichiamo e che daranno il loro ulteriore apporto per lo svolgimento dell’iniziativa.

Figura 3 – Programma Archeologia Pubblica nella Valle del Turano

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