Il 22 marzo 2014 si svolse l’incontro culturale “…Non solo Colle di Tora… Colle Piccolo tra Arte e Storia… svelando ciò che il tempo nasconde…”.
L’iniziativa, cui parteciparono i Sindaci di Colle di Tora e di Bomarzo, il Prefetto di Rieti, il Direttore dell’Archivio di Stato di Rieti e un numeroso pubblico, nacque a seguito dell’occasionale scoperta di affreschi della fine del XVI secolo, emersi nel corso di restauri nel palazzo Orsini di Bomarzo sovrastante il noto Bosco Sacro più noto come Parco dei Mostri.
Da un lacerto d’affresco, venuto alla luce da sotto uno strato di calce, è emersa la scritta “COLLE◇PICC” riferibile all’antica Collepiccolo, che dal 1864 ha cambiato nome in Colle di Tora. Il paese divenne signoria degli Orsini di Castello, ramo di Mugnano, Bomarzo, Penne nel XV secolo con l’acquisto dalla nobile famiglia Leoncilli di Spoleto (1440), fino al 1634 quando Maerbale Orsini vendette Collepiccolo al principe Marcantonio Borghese. In quel periodo rifulse la figura di Pierfrancesco II Orsini detto Vicino (1523-1585), che fu signore di Bomarzo dal 1542 al 1585, cui si deve la realizzazione del Sacro Bosco sopraccennato, dalla centrale ideazione di Pirro Ligorio, con suggestioni misteriche-esoteriche-astrologiche, tornato in grande attualità lo scorso anno con eventi celebrativi (“Un anno nel segno di Vicino”), in occasione del V centenario della nascita di Vicino. Ne è derivata la pubblicazione di un imponente volume “Vicino Orsini poeta, committente, e uomo d’arme” che esplora la complessa figura di Vicino, dando lumi su quanto possa esprimere il misterioso Bosco con le sue creazioni statuarie e architetture impossibili che evocano il disorientamento di Escher (casa inclinata). Sembra che lo abbia dedicato a sua moglie Giulia Farnese venuta a mancare nel 1560, come alcuni deducono da una iscrizione “Sol per sfogare il core”. Giulia Farnese di Vicino, va precisato per inciso, non è Giulia Farnese la bella (1475-1524 e quindi V centenario della sua morte ), conosciuta come sponsa Christi a causa della relazione ufficiale con papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia. Di costei merita l’approfondito studio di Gianfranco Formichetti “Vita di Giulia Farnese”, ampiamente recensito lo scorso mese sul nostro sito. Sempre per inciso, nell’albero genealogico Farnese compare più discretamente, quanto a bellezza, Clelia Farnese di cui cantarono le lodi anche Tasso e Montaigne e di cui abbiamo già trattato in precedente articolo sullo “Stato di Sabina Farnese Cesarini e Pio di Savoia”, in cui Clelia Farnese portò in dote al secondo marito Marco Pio di Savoia i ducati di Torricella e Ginestra con Stipes, già dei Cesarini di cui aveva sposato in prime nozze Giovan Giorgio nel loro castello di Rocca Sinibalda in cui soggiornò poi alcuni mesi. I richiami alle donne farnesiane hanno un senso in quanto appartenenti attive al contesto di potere che presiede la gestione delle signorie anche sabine, in primis Paolo III Farnese, fratello della bella Giulia e prozio di Clelia, altra declamata bella, e imparentato anche con la Giulia Farnese di Vicino che pure bella sembra fosse, molto amata da Vicino da cui ebbe circa 6 figli.
Tornando a Bomarzo, dopo la morte dell’amata Giulia, Vicino condivise il palazzo con due loro figli Corradino e Marzio. Al primo piano, che ci interessa, andò Marzio con la moglie Porzia Vitelli. Ed ecco emergere un brandello di affresco e di storia: la rappresentazione di un cospicuo abitato con la scritta sottostante COLLE PICC con ai lati figura maschile con stemma orsino e a destra figura femminile con stemma Vitelli: Marzio e Porzia appunto.
Ad oggi, dunque, la signoria di Collepiccolo risulta essere stata certamente ereditata da Marzio. Poiché, come detto, Vicino ottenne detto feudo insieme a Castelvecchio, Montenegro e Mompeo nel 1542, resta da conoscere le sorti delle rappresentazioni degli altri feudi che, pure, promiscuamente a Collepiccolo, sembrano in attesa di palesarsi sotto la sapienti mani del team che sta provvedendo al restauro delle pareti del primo piano.
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