Il 17 ottobre 2024 la Guardia di Finanza, Comando Provinciale Rieti, con il puntuale motivante comandante colonnello Andrea Alba, nell’ambito della celebrazione del 250° anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza, con la Sezione del CAI di Rieti e il supporto della Fondazione Varrone, ha presentato il progetto di valorizzazione del sentiero dei cippi di confine.
Detti cippi furono apposti a seguito del trattato sottoscritto il 26 settembre del 1840 tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie con cui fu definita la linea di confine tra i due Stati per porre fine a secoli di controversie. L’area interessata dall’evento riguarda anche il confine del territorio di Rieti con riferimento alla via del Grifone, più prosaicamente detto anche il “cammino dei briganti” con la suggestione dei loro tesori nascosti nell’ignoto. Più aulico, evidentemente, chiamarlo la “Via del Grifone” ed anche più appropriato se si tiene conto che nello stemma della Guardia di Finanza compare il Grifone poggiante la zampa anteriore destra su un forziere (D.P.R. 6 agosto 1988). Motto araldico chimerico adottato sin dal 1933: NEC RECISA RECEDIT, che non arretra neanche spezzata.
Foto 2 – Stemma del Corpo della Guardia di Finanza
Dal sito della Guardia di Finanza risulterebbe che il motto fu proposto in tempi antecedenti ovvero in “Epoca Fiumana” da D’Annunzio. Il Grifone come figura araldica chimerica simboleggia custodia e vigilanza, ma anche la perfezione e la potenza. Rimanendo nei cippi di confine si aprono pagine interessanti di storia. Ricordiamo brevemente che già nell’antichità la definizione dei confini e la loro salvaguardia era materia sacra severamente tutelata secondo una legge che la tradizione attribuiva al re sabino Numa Pompilio. I romani avevano il dio Terminus a specifica tutela delle pietre che segnavano il confine, ma nel corso dei secoli non venne meno l’importanza dei confini, vuoi per le proprietà private (vedi foto 3 di cippo settecentesco dei Potenziani) e a maggior ragione per i confini pubblici.
Foto 3 – Cippo con iniziali P S (Potenziani Spada) da Castel Viscardo
La stessa Chiesa ne ha fatto oggetto di rigorosa tutela con pene anche capitali a chi violava le proprietà. Sarebbe ultroneo ripercorrere le infinite guerre per rivendicare i diritti di territorio di cui abbiamo purtroppo ampia attuale conoscenza. Possiamo arrivare ai tempi moderni e al citato trattato del 1840 che impegnava i due Stati a cessare i contenziosi confinari. La ratifica dell’accordo avvenne solo nell’aprile del 1852 a causa degli avvenimenti del 1848-49 (moti rivoluzionari, esilio a Gaeta di PIO IX, il ritorno del Pontefice a Roma nel 1850) con cambio di sovranità di numerose località di frontiera e inevitabili effetti sulle popolazioni al cambio delle leggi e del contesto socioeconomico.
In merito è interessante quanto ha ricordato nel convegno del 17 ottobre Roberto Marinelli, uno dei più competenti storici del territorio reatino che ben conosce anche attraverso il suo amore per la montagna, da esperto di lunga pratica, notando come il confine di cui trattiamo ha avuto lunga storia, uno dei più longevi in Europa dai tempi dei Longobardi. Data storica il Natale del 1130, quando Re Ruggero II proclamò a Palermo la nascita del Regno di Sicilia, tutto il Sud fu unificato e i confini geografici, nonostante i mutamenti storici succedutisi rimasero pressoché gli stessi fino alla caduta di Gaeta, il 6 febbraio 1861 e il mese successivo, per ultima, quando cadde la fortezza di Civitella del Tronto.
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