Per la prima volta Rieti vide un pallone ovale all’alba degli anni ’60. A portarlo in città furono Paolo Vaccari e Antonio Fabiani, due che il rugby lo avevano conosciuto a Roma giocando a ottimo livello e che volevano provare a esplorare nuovi territori e nuove avventure.
I primi incontri con i giovani reatini si fecero al Circolo di Lettura e lì, in quel luogo di cultura, si gettarono le fondamenta di una vicenda sportiva che nel 2012, con una grande cerimonia collettiva.
Proprio sul palcoscenico del teatro Flavio Vespasiano, là dove tutto era iniziato, ha voluto festeggiare chiamando a raccolta tutti i protagonisti del suo primo mezzo secolo di vita.
Per oltre vent’anni Paolo Vaccari fu il giocatore, l’allenatore, il presidente, l’ideatore e il motore inesauribile del rugby reatino: tra i suoi primi discepoli c’era chi ancora oggi vive in mischia per affermare un ideale di sport e di vita: Bernardino Giovannelli, presidente onorario degli attuali
Arieti Rieti Rugby e memoria vivente di una grande fetta di sport cittadino, Francesco “Stellino” De Angelis, giocatore agli albori e insegnante di rugby poi, Raffaele lacoboni, Mimmo Ubertini, Franco Fagiolo, Franco Gregori. La prima pietra era stata posata.
Tra mille difficoltà – il rugby in Italia era ancora sport di nicchia – e altrettanto entusiasmo, il seme del rugby a Rieti iniziò a germinare, grazie anche alle proficue contaminazioni con la vicina L’Aquila già campione d’Italia e agli scambi con Roma, dove Paolo Vaccari godeva di una grande stima.
Il Rieti Rugby si iscrisse ai primi campionati dividendo il campo di pozzolana di viale Fassini con il calcio, la lenta crescita, l’arrivo di uno sponsor interessato (Texas Instruments) e l’affermazione agonistica di un nucleo di giocatori strettamente legato al territorio, portarono al miracolo del 1980, alla storica vittoria di Calvisano negli spareggi per la promozione in serie A e allo sbarco nella massima divisione del rugby italiano. A Rieti si videro per la prima volta le star del rugby internazionale che vestivano le maglie del Petrarca Padova, di Rovigo, Treviso, Milano, per una stagione indimenticabile. Il club si strutturò, iniziò a lavorare sodo con il vivaio, tirò su generazioni di giocatori reatini che assicurarono un futuro al Rieti Rugby, stabilì un rapporto privilegiato con un club d’élite di Brisbane, Australia, da dove ogni anno arrivavano a rinforzare la squadra eccezionali talenti che avevano il desiderio di fare un’esperienza di vita in Europa.
E così il rugby a Rieti iniziò a mettere profonde radici, all’istituzionale impegno nei vari campionati, si aggiunse anche la capacità di portare in città grandi eventi: nel 1996, il 7 gennaio, lo stadio “Centro Italia” fu teatro del primo grande successo della Nazionale che stava iniziando il suo tortuoso cammino verso l’ammissione al Torneo Sei Nazioni (anno 2000). L’Italia del tecnico francese Georges Coste sconfisse per la prima volta nella storia la Scozia e a Rieti, grazie all’impegno del Rieti Rugby, si scrisse una delle più importanti pagine di storia vissute dal rugby azeulTo.
La storia è andata avanti, il club ha lottato per trasformare il vecchio campo di viale Fassini nell’esclusiva casa del rugby reatino, la sua casa. Oggi lo stadio del rugby ha il nome di Fulvio Iacoboni, lo storico presidente della fantastica stagione, ancora unica, della serie A.
A Rieti sono cresciuti giocatori e tecnici che hanno esportato il verbo ovale verso l’alto livello:
Renzo Ammiraglia, Gennaro D’Ambrosio, Gabriele Formichetti, Alessandro Gunnella, Alfredo De Angelis hanno vestito l’azzurro nelle varie selezioni di categoria, con Alfredo De Angelis che nel 2000, unico reatino riuscito nell’impresa, si è cucito addosso sulla maglia bianconera, lo scudetto nell’anno del trionfo in campionato della sua Rugby Roma.
Il Rugby a Rieti del nuovo millennio continua a sfidare le difficoltà, lavora per la promozione dello sport e per la diffusione dei suoi valori, rimasti intatti anche dopo l’avvento del professionismo.
Agli Arieti si vive di volontariato, si naviga tra una promozione e una retrocessione, cercando di non tradire l’impegno di chi, in quel lontano giorno di oltre sessant’anni fa, portò per la prima volta a Rieti quello strano pallone dai rimbalzi imprevedibili.
GIUBILEO 2025: Lo sport virtù e disciplina a servizio dell’uomo e del cristiano.
Il Giubileo dello sport che si celebra in questi giorni vuole abbracciare un vasto mondo di discipline e di persone che, a titolo diverso, dal...
Il Cicloturismo
Il cicloturismo è una forma di viaggio lento che unisce l'esperienza turistica al piacere di spostarsi in bicicletta. Si tratta di percorsi alla...
Sport educativo e Educazione sportiva
Espressioni come “lo sport educa” e “educare allo sport” sono di evidenza immediata e sembrano non aver bisogno di precisazione alcuna. Si dà...