“Segni nelle mani racconti fotografici di lunga vita l’arco e la freccia”
A cura di Maurizio Marchetti

Fig. 1 – Chiesa Pieve di S. Martino Monteflavio – Sede mostra con Livia Granati

Così, l’estate scorsa, presentava la sua mostra fotografica Livia Granati, storica dell’Arte e stimata fotografa, con dodici ritratti in bianco e nero di ultraottantenni, nati e vissuti a Monteflavio: 

“che si fanno portatori di altrettante storie: dodici racconti che l’autrice ha raccolto in duplice forma, immagine e testo” (dalla presentazione della mostra).

Fig. 2 – Interno mostra – a destra foto Mario e Maria Luisa – retro – Un turbinio di emozioni e di ricordi si fanno presenti nel momento dellabbraccio ed ecco che scorrono lacrime di amore

Per il contesto, Monteflavio è un comune della città metropolitana di Roma Capitale, ma che sia di area sabina lo attesta l’appartenenza alla Diocesi di Sabina-Poggio Mirteto; a Monteflavio dedicò due giornate nella sua prima visita pastorale il cardinale Andrea Corsini vescovo di Sabina, nel maggio 1779. Va ricordato poi che la fondazione di Monteflavio risale al 1570, quando il cardinale Flavio Orsini, da cui il nome, vi accolse un gruppo di coloni provenienti da Marcetelli, paese tra le valli del Turano e del Salto, che subivano la signoria oppressiva dei nobili Mareri. Ma Sabini si considerano tutt’oggi gli abitanti, come testimonia con puntualità la nativa Granati, che nel 2019 realizzò un’originale e apprezzata mostra fotografica “Le Sabine. Bellezza e ribellione”, di cui si è dato conto in questo sito nell’articolo “Da Ersilia alle Sabine dei tempi moderni”.

Con questa mostra la Granati torna ad esporre “con un progetto nuovo, più antropologico, dedicato agli ultraottantenni di Monteflavio”,  ma è evidente la più ampia portata di questo progetto che merita l’ulteriore narrazione, (sempre dalla presentazione)

“ogni ritratto racconta una storia che riaffiora sui visi e sulle mani segnate dal tempo: segni che sono testimonianze preziose, impronte e storie da tramandare alle generazioni future, ma anche simbolo di fatiche, sacrifici e duro lavoro”. 

Il testo sul retro è un estratto dell’incontro della fotografa con ognuno di loro, traccia del tempo dedicato a ricordare storie, momenti, aneddoti, emozioni. Livia Granati, attraverso un uso sapiente di luci e ombre, realizza delle immagini oneste, prive di retorica e, al tempo stesso, intrise di sacralità, con la consapevolezza di avere il compito di raccogliere l’eredità trasmessa, di custodire la memoria collettiva del paese e di tenere forte tra le mani quello che è stato per costruire quello che sarà.

Nell’ultimo articolo del 2023, su questo sito, si è scritto della festa dell’albero e “Noi siamo alberi”, hanno cantato i bambini, allacciandosi al grande valore simbolico delle radici e sembra conseguente iniziare l’anno con “Le radici”, i nostri anziani, i nonni, ricordando anche il rilievo e l’attenzione di Papa Francesco a loro dedicata e la festa dei nonni il 2 ottobre, in coincidenza con la festa degli angeli custodi (istituita con la legge n.159 del 2005), che come i nonni custodiscono e proteggono i bambini. 

Ricordiamo, infine, John Steinbeck che scrisse 

“la generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco”. 

Fig. 3 – Angelo custode, Rieti, S. Rufo, attribuito Antonio Galli detto lo Spadarino-inizio XVII sec

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