A seguito dell’iniziativa del Patriziato Sabino intesa a favorire gli studi dei giovani Sabini, si e’ ricordata la costituzione del Collegio Sabino in Roma che, oltre a formare nel corso dell’800 numerose e qualificate figure nelle varie professioni, tenne viva la memoria e la cultura della Sabina con le prestigiose Accademie che presso il Collegio si svolgevano per celebrare il Natale di Roma. Ma a Rieti un altro polo educativo svolgeva da tempo la sua precipua missione, alludo al Seminario di Rieti, inaugurato dal Cardinale Amulio il 4 giugno 1564, tra i primi se non il primo, dopo il Concilio di Trento, in quanto recenti ricerche attribuirebbero per qualche mese il primato fondativo al Seminario di Larino. In merito al Seminario di Rieti scrisse uno studio molto partecipato quanto dotto mons. Paolo de Sanctis del castello di Rigatti che ne fu rettore dal 1847 al 1885, “Notizie storiche del Monastero di S. Salvatore Maggiore e del Seminario di Rieti“, Rieti, Trinchi 1884. Affronto’ quindi il periodo piu’ complesso e impegnativo della formazione dell’ Unita’ d’Italia che vide il territorio reatino far parte dello Stato Sabaudo anni prima della cessazione del governo pontificio a cui il Seminario pur doveva rispondere. Alcuni riflessi gia’ sono stati segnalati nella narrazione del Collegio Sabino dove abbiamo incontrato l’avv. Francesco Ceci che porto’ a vittoria le ragioni a base laica della Deputazione Umbra, escludendo dalla gestione del Collegio il Patriziato cui succedettero le Istituzioni civili post unitarie. Ma l’avv. Ceci ebbe il suo ruolo determinante anche come portavoce di quanti sostenevano il superamento piu’ radicale del governo pontificio e delle sue articolazioni sociali divenendo direttore responsabile del periodico Monitore Sabino che usci’ nel gennaio 1865 in Rieti coi tipi del Trinchi. I contenuti fortemente avversi alle istituzioni ecclesiastiche, suscitarono una profonda amarezza nel Rettore de Sanctis che ricordava che “il Ceci doveva tutta la sua educazione ed istruzione al Seminario” che frequento’ giovinetto. Tant’è, il 15 agosto 1865 nella solennita’ dell’Assunta al Rettore fu notificato il Decreto 31/7/1865 del Ministro della Pubblica Istruzione in base al quale” Le scuole Ginnasiali e Liceali del Seminario di Rieti sono definitivamente chiuse”. Tempi difficili per l’ antico Seminario che pure era anche aperto alla pubblica istruzione e anche se lo scopo primario mirava a formare e prepare il Clero, non era minore la funzione di ascensore sociale, accogliendo dai paesi più sperduti alunni alcuni dei quali poi scelsero con successo incarichi nella societa’ civile. Anzi, al riguardo, ebbe molto apprezzamento e diffusione la pubblicazione del de Sanctis “Sulla Vocazione divina. A stato qualsivoglia di vita. In particolare all’Ecclesiastico” Rieti, Trinchi, 1880, in cui, forte della sua lunga esperienza di Rettore, ma soprattutto per l’elevatezza d’animo, si faceva carico e dava consiglio e conforto a chi non si sentiva a un certo punto di prendere i voti. E’ poi lo stesso de Sanctis a dar conto dell’importanza socioeconomica del Seminario: “Ma se anche il gentil sentimento della gratitudine e’ spento l’interesse materiale almeno che per certuni e’ tutto induca al rispetto alla protezione del Seminario… Essendo in quest’anno presso ad ottanta gli alunni, e poi Maestri, e poi parenti che vengono continui, non ha messo in giro per la citta’ da 30 a 40mil franchi? Che dire quando il numero degli alunni saliva fino a cencinquanta? E questo dalla Fondazione ad oggi ossia per 320 anni. Se i Municipi favorirono i Seminari, e lo fecero tutti ne ricevettero centuplicato il ricambio”. Nonostante gli avvenimenti fortemente avversi anche sul piano della sicurezza personale conseguenti alla politica dello Stato post unitario che videro una precaria e ridotta continuita’ del Seminario, riequilibrati entro certi limiti i rapporti Stato-Chiesa, quando nel 1885 il de Sanctis lascio’ la carica di Rettore al Seminario risultavano iscritti ben 70 alunni. La sua attenzione per i seminaristi non venne peraltro meno, nominato da Papa Leone XIII vescovo della Diocesi di Poggio Mirteto, ben occupandosi del locale Seminario che immediatamente provvide a migliorarne, a sue spese, le infime condizioni.
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