Il ritorno a Roma dei Sabini: Il Collegio Sabino e le Accademie Sabine per il Natale di Roma Parte 3
A cura di Maurizio Marchetti
Le complesse vicende del Patriziato Sabino, tra luci e ombre, registrano comunque una interessante iniziativa che si potrebbe sintetizzare: “il ritorno a Roma dei Sabini”. Poiché tra gli scopi primari dell’istituzione del Patriziato si ritenne la formazione della gioventù, fu scelta sede a Roma dell’istituendo Collegio Sabino il vanvitelliano palazzo dei Cistercensi (v.foto). Dopo un complicato periodo di avviamento, causa anche l’occupazione francese, iniziò la frequentazione dei primi giovani sabini con la guida dei Gesuiti. Ne dà una memoria il Diario di Roma, n. 74 del settembre 1819, registrando che “il Giovane Signor Giuseppe Jacoboni uno degli studenti di questa Accademia Sabina, il quale negli anni scorsi meritossi la decorazione del magistero nel duplice gius (sic) Pubblico e Criminale, conseguì nelle consuete forme la Laurea Dottorale in entrambi i diritti Pontificio e Cesareo“.
Dal 1825 venne istituita per il Natale di Roma specifica Accademia Sabina, scientifico letteraria, divenuta subito ambita sede di illustri oratori che celebravano la memoria del “popolo che diede le prime madri ai Romani”. Come riporta il Diario di Roma, n. 32 del 1825, “Ricorrendo la sera di giovedì 21 aprile il Natale di Roma, ossia l’anno 2574 dell’edificazione di questa metropoli, una volta capo dell’ultima Monarchia universale, ed ora di tutto il Mondo Cattolico, gli Studenti dell’Accademia e del Collegio di Sabina, nazione ben nota per l’unione con Roma, hanno creduto di celebrare in quest’anno, e così continuare in ogni anno avvenire, la memoria di giorno così glorioso con orazione e componimenti poetici”.
Gli oratori del giorno inaugurale evidenziano già un solido radicamento dell’Accademia nel tessuto culturale romano saldato con il contesto Sabino. La prolusione fu pronunciata dal Patrizio sabino Antonio Bucciolotti e, a seguire, “onorarono l’Accademia dei loro componimenti il signor Ab. D. Loreto Santucci sabino, attuale Custode Generale d’Arcadia” e altri Arcadi sabini e non, varie altre personalità di rilievo con un’importante partecipazione di Sabini; presenziarono e applaudirono i molti presenti, alta nobiltà, vari Prelati, Cavalieri e Cittadini. Il successo e la fama erano assicurati per i futuri Natali di Roma. Infatti dalle relazioni pubblicate e dai resoconti noti risulta la presenza di relatori di prima fila nelle arti e nelle scienze, dipanando negli anni una esaltazione continua della sabinità nei vari aspetti, unica e irripetibile. Se ne può avere un riscontro tra i tanti nel resoconto del Diario di Roma dell’anno 1836, n. 36 in cui “il signor Avv. Francesco Guadagni diede principio con una elegante e dotta Prosa nella quale prese a dimostrare quanto di coltura, di gentilezza e di sapienza ricevessero i Romani dalla loro unione con i Sabini” (v. foto del resoconto dove si rende noto lo svolgimento dell’Accademia che si tenne per due sere con lettura di prosa, poesia e concerti e i nomi degli importanti intervenuti).
Interessanti i temi trattati nelle Accademie, un repertorio di celebrazioni dell’unione dei romani con i sabini, del mito e della storia della cultura e delle tradizioni, in condivisione con le massime gerarchie della Chiesa e con il Patriziato Sabino al quale fu iscritta, nel tempo, anche la più antica nobiltà romana. Con la fine dello Stato Pontificio si fecero sempre più difficili i rapporti riguardanti la gestione del Collegio e la causa Patriziato/Stato Unitario, che ne rivendicava diritti e laicità, terminò nel 1875. Il Collegio fu trasformato in Ente Morale (istituto Sabino degli Studi). Nel 1886 il Patriziato fu escluso dall’amministrazione dell’ente. Divenne sempre più importante l’interesse dei Comuni (63 per 101.571 abitanti). Nel 1896 risultavano iscritti ben 195 giovani tra istituti tecnici e licei ma soprattutto numerosi iscritti per medicina, giurisprudenza e lettere, con il 50% di laureati. (Valerio Leoni, Matilde Fallerini, Stato Unitario, Associazione Storica per la Sabina, 2011, vol. II). Nel 1913 il palazzo fu espropriato per interventi urbanistici nell’area di Piazza Colonna (Banca Commerciale). Scompare con la sede il simbolo della Sabina così rinata in Roma e rimane in loco la targa di intitolazione di una corta strada che vagamente la ricorda: Via dei Sabini.

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